Il senatore Gregorio De Falco, ex M5S, sulla crisi del M5S ha detto: “C’è stato un appiattimento sulle posizioni della Lega per quanto riguarda i temi su cui non si poteva discutere perché appartenevano all’alleato. Autocritica Di Battista? Questo modo di fare – ha commentato De Falco a Radio Cusano Campus – significa voler tenere il potere per sé, quindi il potere come fine e non come mezzo per il benessere dei cittadini. Anche il reddito di cittadinanza, che è un provvedimento giusto, fatto così rimane un’affermazione di principio. Non è un provvedimento compiuto e la gente se n’è accorta, il risultato elettorale lo dimostra. Se tutto quanto è stato sacrificato al reddito di cittadinanza, il risultato è molto modesto. Cosa rimane quindi? Soltanto la gestione del potere. La questione immigrazione che ha caratterizzato fin da subito questo governo, ha visto il Movimento lasciare immediatamente da parte la propria identità, tra cui il fatto che l’umanità e la solidarietà sono principi fondativi della nostra civiltà. C’è un barcone in pericolo con 90 persone a bordo e nessuno lo soccorre, nonostante ci sia una nave militare a poche miglia di distanza. Dal punto di vista istituzionale la nave deve effettuare il soccorso. La nave militare dipende dal ministero della Difesa”.
“La questione Diciotti è stata lo spartiacque. Probabile che ci siano nella base iscritti al M5S che siano d’accordo con la politica della Lega sull’immigrazione ed è il frutto di un malinteso: l’affermazione secondo cui non esistono destra e sinistra, questa è una sciocchezza. Dicendo che non esistono destra e sinistra ha inglobato in sé gli uni e gli altri, ma non può esistere una linea politica in queste condizioni. All’opposizione puoi raccogliere l’intera protesta, ma al governo bisogna scegliere una strada. Il contratto non è uno strumento adatto per il governo. Se si hanno valori condivisi è un conto, ma se il contratto tratta 4-5 punti lascia scoperto tutto, perché gli stessi elettori non sanno cosa farà il governo in certi frangenti. Il comitato di conciliazione è uno di quei tentativi palliativi. Credo che non sia mai stato istituito e convocato, mai attivato. Alla fine si esaurisce tutto nella terna Conte-Salvini-Di Maio con i loro portavoce. Il contratto è uno strumento che può servire ma non per gli interessi pubblici. Come gran parte di quelli che stanno nel Movimento io provengo da un’area di sinistra che però non trova rappresentanza. Il M5S ha creato una tale disillusione che tanti elettori torneranno nell’astensionismo”.
Riguardo il voto online sulle dimissioni di Di Maio. “E’ abbastanza scontato. Hanno costruito un comitato di conciliazione attorno a lui di 4-5 persone. Anche la stessa formulazione del quesito ricorda quello della vicenda Diciotti, è già scontata nella domanda la risposta. Ma mettere un’altra persona al posto di Di Maio non è che risolva i problemi. Se dico a Di Maio di scendere dalla nave? Non è questo il punto, bisogna stabilire la rotta della nave. Se poi ci sono elementi che perturbano la rotta allora si prendono provvedimenti sul momento, ma la rotta va prima pianificata a tavolino”.
Sulla situazione economica. “Non è una questione di cattiveria e di limiti che ci impone l’Europa. Lo spread, la reazione dei mercati, la credibilità italiana non sono minacce e limiti esterni, sono il frutto della nostra situazione. Come dice Draghi più aumenta il debito più si perde la propria sovranità. Un soggetto debitore è un soggetto che va nelle mani di qualcun altro, di solito in pessime mani”.