Sul Corriere della Sera di oggi gli interventi che i due presidenti della Bce, l’uscente Jean-Claude Trichet e l’entrante Mario Draghi, hanno sollecitato – nero su bianco – al governo guidato da Silvio Berlusconi. E se ciò che anticipa il quotidiano di via Solferino verrà confermato, "ben pochi in Italia avranno di che gioire, tranne i liberaldemocratici veri, tra i quali ci collochiamo da sempre", commenta Luca Simoni, direttore responsabile dell’agenzia Il Velino, che aggiunge: "Di certo avrà ben poco di cui rallegrarsi la sinistra, dal Pd alla Cgil".
Già, perchè la Banca Centrale Europea chiede liberalizzazioni, privatizzazioni, interventi sul mercato del lavoro. "Ma attenzione – avverte Simoni -, non si tratta di richieste generiche, bensì molto dettagliate. In pratica, un vero e proprio programma di governo. E se l’esecutivo guidato da Berlusconi accetterà di metterlo in pratica, seguendo addirittura la via dei decreti legge come sembra richiedere l’emergenza economica, possiamo dire fin d’ora che nulla in Italia sarà più come prima".
Prendiamo per esempio il terzo punto, quello che chiede rapidi interventi sul mercato del lavoro. "La Bce chiede all’Italia di introdurre norme meno rigide sui licenziamenti per i lavoratori con contratti a tempo indeterminato: in pratica l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, che vieta i licenziamenti senza giusta causa per le aziende con più di 15 dipendenti. Non solo. I due presidenti della Banca centrale europea, che in questa occasione si farebbero portavoce tecnici di una richiesta politica firmata Merkel-Sarkozy in cambio del sostegno della Bce ai titoli di Stato italiani, chiedono, o forse sarebbe meglio dire pretendono, interventi anche sul pubblico impiego, per renderlo più flessibile, così da superare il modello attuale che si basa sul precariato dei giovani e la tutela del posto fisso degli anziani. Dulcis in fundo, viene chiesta anche l’introduzione per legge di una contrattazione aziendale che incentivi la produttività".
"A nostro modesto avviso, si tratta di modifiche sacrosante, in linea con i principi della cultura liberaldemocratica, poiché garantire il posto fisso a chi lavora nelle grandi aziende e non garantire nulla a chi è occupato nelle aziende con meno di 15 dipendenti viola il principio costituzionale dell’uguaglianza, risponde a criteri ideologici di una sinistra morta e sepolta, e tarpa le ali alle dinamiche delle imprese. In tutto il mondo, libertà di licenziare significa più libertà di intraprendere, quindi anche più libertà di assumere. Per la sinistra, questo è sempre stato un tabu. Se ora, grazie all’Europa e alla Banca centrale di Francoforte si riuscirà a fare un passo avanti, il sistema economico non ne avrà che dei benefici, soprattutto ne godranno i giovani, che avranno così maggiori possibilità di entrare prima nel mercato del lavoro, finora ingessato da garanzie di stampo ottocentesco".
Per Simoni, "nella lettera della Bce ci sono buoni suggerimenti anche per altri settori. Ci riferiamo alle privatizzazioni e alle liberalizzazioni, da fare al più presto possibile. Anche qui, è probabile che dalla Banca d’Italia siano giunti a Francoforte indicazioni piuttosto precise, volte a superare gli ostacoli politici che finora hanno rallentato, per non dire di peggio, questi due percorsi, che fino a prova contraria facevano parte del programma di governo. È probabile che la Lega, che finora ha tirato il freno a mano sulla vendita delle aziende municipalizzate, debba rivedere il proprio atteggiamento. In caso contrario, il governo di centrodestra correrebbe seri rischi. Ma in politica mai fasciarsi la testa prima del tempo. Per fortuna dell’Italia, anche la Lega dovrà fare i conti con la disponibilità sempre più dichiarata di Casini, e negli ultimi giorni anche degli altri leader del Terzo polo, a sostenere in Parlamento le misure sollecitate dall’Europa. Un buon segno, che nonostante la drammaticità del quadro generale, induce a sperare".
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