Ad oltre due settimane dalla fiducia ottenuta, sull’onda di una fantomatica emergenza, il primo decreto del “flemmatico” Monti, se si esclude quello su Roma capitale, arriverà lunedì 5 dicembre. Ci chiedevamo se l’emergenza fosse magicamente scomparsa o se fosse stata creata ad arte dai mass media per costringere alle dimissioni il governo Berlusconi. Se l’urgenza della situazione ha richiesto una “forzatura” delle regole, ci si aspettava che il nuovo governo si comportasse di conseguenza agendo in fretta. Sembra che tutti siano d’accordo di fare le cose che chiede la BCE (Banca Centrale Europea). Anche se il centrodestra ne ricorda alcune e il centrosinistra altre. Da quando si e’ insediato il “languido” Mario Monti lo spread non e’ sceso e la borsa ha continuato ad oscillare. Il governo Monti non ha molto da pensare o da studiare, visto che le cose da fare sono ben note da tempo partendo dalla lettera della BCE, per passare alle tante proposte o idee elaborate da più parti. Insomma, tutto si può dire, tranne che le cose da fare non si conoscono.
E’ incomprensibile la lentezza dell’attuale governo di emergenza considerato che può contare su un lavoro già fatto dal precedente governo sottoforma di proposte e bozze di leggi, studi e quant’altro. Per esempio la riduzione dei costi della politica. Quante proposte di legge esistono per abolire le province? Per la riduzione dei parlamentari sarebbe sufficiente ripescare la riforma costituzionale del vecchio governo Berlusconi bocciata dal referendum. La vendita degli immobili pubblici, da tempo si sta studiando la cosa e si e’ proceduto al censimento. Insomma, gran parte del lavoro e’ già fatto, quindi perché “traccheggiare”? Sono sembrate surreali le dichiarazioni del Ministro del Lavoro, delle Politiche Sociali e delle Pari Opportunità Elsa Fornero quando afferma che la riforma delle pensioni del governo Berlusconi e’ buona, ma va solo accelerata. Non ha torto, ma si e’ gridato che il Paese era allo sfascio e si e’ cambiato un governo in modo rocambolesco, per sentirsi dire che in fondo tutto andava bene? Dopo aver ottenuto la fiducia alla camera, ci si sarebbe aspettato che il presidente Monti avesse precettato i funzionari dei ministeri economici per metterli a lavorare, sabato e domenica, su un paio di decreti da presentare il lunedì mattina all’apertura dei mercati finanziari. Era sufficiente ispirarsi ad alcune proposte e bozze di legge per elaborare un paio di decreti in 48 ore. Qualcuno potrà obiettare che non e’ così semplice perché poi i decreti devono essere convertiti in legge e sono i partiti che decidono. Questo ragionamento rivela l’inganno del governo tecnico che tale non e’. I governi sono tutti politici, poiché la loro esistenza dipende dalla fiducia che il Parlamento gli accorda o gli nega. Tutti i governi in democrazia vivono se hanno una maggioranza che li sostiene.
Il governo Monti e’ anomalo perche’ e’ in balia delle maggioranze “che si formeranno di volta in volta” per sostenerlo o per farlo cadere. Monti non ha ottenuto la fiducia nei due rami del Parlamento dopo avere proposto un suo programma, e’ stato messo lì e basta. Monti non s’e’ impegnato a nulla di concreto. Ha fatto un discorsetto retorico, da riunione di condominio, e questo fa presagire il peggio. Infatti, o questo governo adotta provvedimenti insignificanti, ma l’Italia ha bisogno di tutt’altro, oppure non dura. A meno che i partiti maggiori non siano disposti a suicidarsi politicamente.
Diciamo le cose come stanno: gli italiani sono stati ingannati. Ritiratosi Berlusconi, additato come il colpevole di tutto, la situazione resta esattamente quella di prima, anzi un po’ peggio. Il Governo si e’ gonfiato di viceministri e sottosegretari, la cui utilità sfugge per un governo che dovrebbe agire per brevissimo tempo e poi ridare la parola agli elettori. Se il governo Monti vuole fare, ha tutti gli elementi per agire, visto che le cose si discutono da mesi o anche da anni, e tutti i ministri sono specialisti. Se invece ha bisogno di contrattare le cose da fare, e’ meglio che si dimetta e dia spazio ai politici: almeno in questo sono più bravi.
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