Se la lettura degli eventi in Ucraina è che le cause della guerra siano unicamente le ambizioni e le criminali azioni del dittatore Putin, allora la risposta dell’Occidente non può che essere la più ferma e dura possibile. Si deve dare all’Ucraina ogni aiuto, anche militare, che sia necessario per respingere l’inaccettabile aggressione.
Se invece, pur condannando fermamente l’iniziativa militare che sta causando orrende morti di civili innocenti, si ritiene che qualche errore storico sia stato compiuto anche da parte dell’Occidente, nell’avversare la Russia anche dopo la caduta del muro di Berlino e dell’URSS, allora occorrerebbe mettere in atto una più forte azione diplomatica, e offrire alla Russia un’alternativa alla continuazione della guerra.
Ci vengono alla mente le parole di papa Pio XII nel 1939: “Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra”.
Se, fornendo aiuti militari, inasprendo sempre di più le sanzioni, e magari con la no-fly zone, si pensa di poter infliggere alla Russia una sconfitta totale, le conseguenze e i pericoli a cui andiamo incontro sono gravi e imprevedibili.
Non crediamo che Putin sia una reincarnazione di Hitler, nè che ne abbia simili e folli ambizioni. Effettivi tentativi di conciliazione non sembra li stiano facendo gli USA, lontani diecimila chilometri dal teatro degli eventi, e poco o per nulla toccati dalle conseguenze sociali ed economiche della crisi. Ma la UE e l’Italia, se avessero una più autonoma politica estera, dovrebbero farsi maggiormente promotori di una tregua e di una successiva negoziazione, che intanto ponga un freno immediato alle bombe.
La Russia, per storia, etnia, arte, letteratura, musica, religione, è parte dell’Occidente, ed ha una contiguità territoriale con i paesi europei. Sarebbe nel nostro forte interesse evitare che il solco che si sta scavando diventi sempre più profondo e incolmabile.