La Camusso, CGIL, proclama lo sciopero generale perchè, dice, la manovra tocca i poveri; Maurizio Belpietro, su Libero, raccoglie le firme degli oppressi, perchè, dice, la manovra tocca la classe media; in questa commedia delle parti mancano i sostenitori dei ricchi, come sempre introvabili e latitanti. Del resto, non abbiamo mai visto pur noti ricconi che ammettessero di esserlo o che non si lamentassero delle tasse, perfino dei contributi forzosi alle colf alle badanti o ai dipendenti. Ora, ragionando: i poveri sarebbero toccati solo nella parte che riguarda comuni e regioni spreconi, che hanno moltiplicato i diritti dei cittadini per avere il consenso elettorale; la classe media, se tale si può considerare, sarebbe toccata nella parte che ECCEDE il reddito di 90000, per il 5%, e nella parte che ECCEDE quello di 150000, per il 10%; una vera tragedia! La barca, la Mercedes, le vacanze a Cortina e a Forte dei Marmi, il guardaroba all’ultimo grido e i viaggi in businessclass potrebbero saltare; e come si fa a vivere così poveri e infelici?
E’ proprio vero che chi di più ha di più vuole avere: la società di oggi è basata sull’avere e alla gara partecipano tutti, dal pusher che per avere semina morte, alla stellina che per avere vende il proprio corpo, al negoziante che per avere nega lo scontrino, al professionista che fattura cifre risibili. Nessuna presa di coscienza, salvo piangere quando qualcuno scopre le magagne. Ma qui è un’altra la riflessione che mi viene spontanea; dopo quarant’anni di onorato insegnamento, senza alcuna assenza, se non quelle obbligatorie relative alle due maternità, percepisco una pensione mensile di 1550 euro e non mi sento povera, anzi: riesco a permettermi colazione al bar e giornale quotidianamente, due gattini da mantenere, un breve soggiorno terapeutico ad Ischia, un aiuto saltuario sulle inique spese di condominio dei figli. Ho il blackbarry, il pc portatile, l’abbonamento a Sky.
A che devo questo miracolo? All’educazione che mi hanno dato i miei genitori e ai miei studi di filosofia e letteratura: quante cose di cui non ho bisogno, diceva Socrate, dinanzi al bendidio dei mercati dell’epoca. Certo, se tutti fossero come me, chiuderebbero molti negozi e si venderebbero meno vestiti firmati, meno macchine e meno cellulari, non c’è dubbio che si penalizzerebbero i consumi, cosa che rappresenta la catastrofe per gli attuali soloni del vuoto a perdere, intendo vuoto cerebrale.
Se poi pensiamo alle famiglie con figli in età scolare, ci rendiamo conto che non bastano 5000 euro al mese per mantenere il corredo scolastico di hello kitty, la playstation ed equivalenti, il corso di nuoto e di tennis, l’ennesimo cellulare, il terzo televisore, senza parlare dei sontuosi banchetti da allestire per i compleanni, per la Prima Comunione, o il motorino dei 14 anni o la macchinetta dei 16 anni. Comprassero un libro da far leggere, questi genitori moderni: gli unici libri che circolano per casa sono imposti dall’insegnante di Lettere, che poi sono quelli di Federico Moccia o al massimo di Susanna Tamaro; di Calvino Buzzati Orwell Hemingway, per dirne solo alcuni, non c’è più traccia, se non nelle bancarelle delle sagre paesane.
Cara, carissima società del consumo, perfino le schede elettroniche dei moderni elettrodomestici hanno un tempo di scadenza che non va oltre il biennio, e le macchine che portiamo al controllo risultano vecchie dopo tre anni. Ok, il prezzo è giusto, tornare indietro è impossibile, continuiamo cosi: per fortuna, non ci sarò quando il mondo globale andrà in default sulla scia di quelle nuove rivoluzioni giovanili che chiedono di sedersi a tavola per condividere i diritti più artificiosi, e ignorano parole sacrosante, come lavoro, conoscenza, sobrietà.
Discussione su questo articolo