Ennesima seduta di Borsa nel segno della volatilita’ e del nervosismo con i listini europei in costante altalena per gran parte della giornata. Spread in volata a 430 punti ed euro in picchiata sotto 1,25 dollari, ai minimi da 22 mesi. Si conclude cosi’ una settimana sui mercati internazionali caratterizzata dalla crisi politica della Grecia, che potrebbe uscire dall’eurozona, e dalle pessime notizie provenienti dalla Spagna, ultima in ordine di tempo e’ la richiesta di un aiuto finanziario della Catalogna al governo centrale di Madrid. Un fatto, questo, che evidenzia palesemente i problemi di bilancio che deve affrontare la quinta economia del Vecchio Continente.
In chiusura Piazza Affari riesce a mettere a segno un timido rialzo dello 0,36%, Francoforte dello 0,38%, Parigi dello 0,32%, Madrid dello 0,13%, mentre chiude piatta Londra con un +0,03%. Alla Borsa di Madrid oggi e’ stato sospeso il titolo Bankia, dopo indiscrezioni secondo cui l’istituto si appresta a chiedere al governo spagnolo aiuti fino a 19 miliardi di euro. Il terzo gruppo bancario del Paese, parzialmente nazionalizzato circa due settimane fa, ha gia’ ricevuto da Madrid 4,5 miliardi di euro. A Borsa chiusa poi si e’ abbattuta su Bankia la scure di Standard & Poor’s, che l’ha ridotta a spazzatura (junk). E sempre in Spagna e’ scattato oggi anche l’allarme Catalogna.
La regione autonoma piu’ ricca del Paese iberico e’ a corto di liquidita’ e ha chiesto aiuto al governo centrale di Madrid per rifinanziare il debito. ‘Non c’interessa come faranno, ma alla fine di questo mese dobbiamo fare dei pagamenti.
Un’economia non puo’ riprendersi se non paga i debiti’, ha tuonato il presidente Catalano Artur Mas. Qualche ora dopo e’ arrivata la retromarcia dello stesso presidente, che in un comunicato ufficiale ha attribuito l’errore al ‘fraintendimento di alcune agenzie di stampa’ internazionali e ha assicurato che la Catalogna ‘onorera’ i suoi impegni sul debito’. Ma il danno ormai era stato fatto. Lo spread spagnolo s’impennava fino ad avvicinarsi ai 500 punti per poi chiudere la seduta a 494 col tasso sui bonos al 6,31%. Di riflesso e’ salito anche il differenziale Roma-Berlino, 429,7 punti a fine giornata, dopo essere sceso nel corso della seduta fino a 397,9 punti. Il rendimento dei btp e’ in crescita al 5,67%.
Intanto i timori sull’uscita della Grecia dalla moneta unica stanno spingendo i grandi fondi internazionali a scaricare in massa gli asset denominati in euro. Il Financial Times riferisce che Amundi, secondo fondo privato europeo, e l’inglese Threadneedle Investments negli ultimi giorni hanno ridotto drasticamente la propria esposizione all’euro, mentre il fondo americano Merk Investments non ha piu’ euro asset. ‘Abbiamo venduto tutto il 15 maggio’, ha detto al quotidiano londinese il responsabile degli investimenti del fondo Usa. In questo quadro desolante la divisa europea crolla a 1,2496 dollari, la quotazione piu’ bassa dal 6 luglio 2010.
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