Sembra che i Paesi del Sud America si stiano rivoltando. In Argentina sono tornati al potere i peronisti, con il nuovo presidente Alberto Fernandez. Certo, Fernandez è un prestanome poiché chi comanda veramente è l’ex-presidentessa Christina Fernandez de Kirchner. Il presidente uscente Mauricio Macrì si è trovato a dovere fare i conti con l’eredità della gestione discutibile di chi l’ha preceduto e a causa di ciò non è stato in grado di mantenere le promesse. La vittoria di Fernandez sta spaventando i mercati.
Nemmeno la situazione del Cile è tanto tranquilla. A Santiago vi è stata una rivolta per via dell’aumento del costo del biglietto dei mezzi pubblici voluto dal governo. C’è stata una dura reazione dell’esercito. Il presidente Miguel Juan Sebastián Piñera Echenique ha ritirato il succitato provvedimento e si è scusato.
In Bolivia, il presidente Evo Morales voleva essere rieletto per il quarto mandato consecutivo (andando contro la Costituzione) e l’opposizione lo ha subito accusato di brogli. Morales si è dimesso. Il Paese è nel caos.
In Uruguay, pur essendo dato in vantaggio dai sondaggi, Daniel Martinez, il candidato presidente della formazione di sinistra di Frente Amplio, potrebbe essere quello che per gli Americani è definito come “lame duck”, ossia “anatra zoppa”, in caso di elezione al ballottaggio che ci sarà il 27 novembre. Infatti, mettendo insieme il Partido Nacional, Cabildo Abierto ed il Partido Colorado, risulta che Frente Amplio non ha la maggioranza in Parlamento. Evidentemente, Frente Amplio non ha convinto tanta parte dell’elettorato uruguaiano.
Anche in Colombia, Centro Democratico, il partito conservatore del presidente Iván Duque Márquez, ha perso importanti città alle elezioni amministrative. Anche in Venezuela, sappiamo tutti cosa sta accadendo da tanto, troppo tempo.
Evidentemente, in Sud America vi è un’insofferenza verso i partiti di governo. Forse, questi ultimi non sono sempre stati in grado di coglierne i segnali.