Fausto Bertinotti, in un’intervista al Foglio, commenta un possibile accordo per formare un nuovo governo fra Pd e M5S: “Ho pochissime capacità previsionali, ma l’ambito dal quale muovo il mio punto d’analisi è che la politica non potesse dare altra prova che la sua morte”.
“Quello che vediamo sono davvero gli spasmi della morte della politica. E quando dico politica intendo quella forma di democrazia costituzionale per come l’abbiamo conosciuta nel secondo dopoguerra”, spiega.
Dunque, per Bertinotti meglio il voto. “Le elezioni sono il terreno attraverso cui puoi avere l’ambizione di determinare la tua rinascita. Se sei ininfluente, devi trovare le parole per costruire coscienza e popolo. C’è il tempo della semina, non puoi sottrarti a un confronto che metta in luce anche le tue debolezze e le tue precarietà”.
Anche se la questione è: se andiamo al voto vince Salvini?. “Sono sconcertato – risponde – Non faccio le elezioni perché perdo. Ma le pare un argomento questo? In questi momenti di grande incertezza di indeterminazione, ci sono dei politici che giocano a scacchi e non si accorgono che è arrivato il momento di cercare le parole che animino le forze per rovesciare il tavolo”.