Silvio Berlusconi ha lasciato la Costa Smeralda ed è tornato a Roma, dove troverà di certo un clima molto diverso da quello della Sardegna. E non stiamo parlando del meteo. Oggi la giornata è intensa di impegni, e anche domani sarà un giorno di fuoco, con l’audizione del ministro dell’Economia Giulio Tremonti davanti ai parlamentari; audizione alla quale saranno presenti tutti i big della politica, alla quale però il presidente del Consiglio non parteciperà. Infatti, fra i due c’è sempre meno sintonia: il premier è stanco dei continui ‘no’ di Tremonti, è stanco della continua voglia da parte della Lega di dettare le regole del gioco.
E poi c’è quella telefonata fra Tremonti e Angelino Alfano, segretario del PdL, di cui oggi si parla tanto. "Il partito deve essere coinvolto in questa partita", quella che riguarda le decisioni da mettere in campo per combattere la crisi; "non è possibile che la Lega abbia voce e noi no", avrebbe sottolineato Alfano a colloquio con il ministro. Che però avrebbe replicato picche: nel PdL c’è troppa gente che parla a vanvera, avrebbe detto Tremonti, facendo forse riferimento anche all’intervista di Galan, nel quale il ministro dei Beni culturali spiegava che Berlusconi ce la può ancora fare ma deve liberarsi di Tremonti, appunto. Questa è l’aria che tira, tanto che non è ancora certo che il ministro dell’Economia sarà presente al vertice di oggi con le parti sociali, quello che dovrebbe essere presieduto dal Cav questo pomeriggio a Palazzo Chigi. Il secondo a distanza di una settimana.
Intanto la maggioranza è spaccata, Lega e PdL non hanno trovato ancora l’accordo sulle misure da mettere in campo per contrastare la crisi economica. Fra queste misure, per esempio, ci potrebbero essere interventi sulle pensioni, ma Bossi è categorico: "Le pensioni dei lavoratori non si toccano. Finchè c’è la Lega non si mettono in discussione i diritti della nostra gente", ha dichiarato il leader leghista. E poi c’è la patrimoniale, "promossa" lo scorso lunedì dal leghista Tosi, sindaco di Verona, ma che al PdL e a Berlusconi proprio non va giù: "Finché sarò io capo del governo non esiste", avrebbe commentato il premier.
L’opposizione nel frattempo continua a criticare il governo, a chiedere le dimissioni di Berlusconi e che si torni ad elezioni quanto prima. Parlano di "governo commissariato" Bersani e Di Pietro, mentre il Fli con Bocchino ha già detto che con la crisi che morde il Paese "basta litigi". Rutelli, leader Api, aspetta "una proposta che stia in piedi, altrimenti il balletto di ipotesi fa male al nostro Paese".
Casini ha sottolineato ieri: noi restiamo all’opposizione, contro Berlusconi. In ogni caso, chi è vicino al premier assicura: di lui "continua a non fidarsi".
Insomma, ore difficili per la maggioranza e per il governo. Oggi sarà una giornata pesante, domani idem. La crisi non molla il BelPaese, qualcosa bisogna fare. Berlusconi prenda il toro per le corna e detti legge. E’ o non è il presidente del Consiglio?
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