Gli anziani restano al lavoro piu’ a lungo grazie alla ‘stretta’ sulle regole per il pensionamento ma questo, in un momento di crisi economica si traduce in un ‘tappo’ per i giovani che si affacciano sul mercato del lavoro andando ad allargare l’esercito dei disoccupati. L’aumento della disoccupazione a settembre (62.000 disoccupati in piu’ su agosto e 554.000 sullo stesso mese del 2011 sfiorando il livello top di 2,8 milioni di senza lavoro) a fronte di occupazione stabile a livello tendenziale si spiega soprattutto con il calo dell’inattivita’ (-552.000 persone rispetto a settembre 2011).
Si resta in attivita’ piu’ a lungo, ma in assenza di creazione di nuovi posti si riducono le possibilita’ di trovare impiego per i piu’ giovani che entrano nel mercato del lavoro.
L’aumento dell’eta’ media di chi e’ al lavoro e il crollo del tasso di occupazione nella fascia dei piu’ giovani in realta’ e’ un trend iniziato molti anni fa. Se si guarda ai dati annuali nel 2004 erano al lavoro 2,1 milioni di ‘anziani’ tra i 55 e i 64 anni mentre nel 2011 nella stessa fascia erano in attivita’ oltre 2,8 milioni (oltre tre milioni nel secondo trimestre 2012) con un aumento di 700.000 persone. Nei primi 9 mesi 2012, secondo gli ultimi dati Inps, in media si e’ usciti dal lavoro un anno piu’ tardi (61,3 anni contro i 60,3 dei primi 9 mesi 2011) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e la tendenza sara’ accelerata nei prossimi anni grazie all’effetto della riforma previdenziale Monti-Fornero che si produrranno a partire dal 2013. Al contrario sul fronte giovani si registra una vera e propria debacle. Nel 2004 avevano un lavoro, secondo l’Istat, oltre 1,6 milioni di giovani (1.671.000) mentre nel 2011 il numero e’ crollato a 1,1 milioni (1.175.000, dato ulteriormente in calo nel secondo trimestre 2012). Ma se si allarga il termine giovani agli under 34 la situazione e’ ancora piu’ drammatica: si e’ passati da 7,67 milioni di occupati tra i 15 e i 34 anni nel 2004 ai 6.056.000 nel 2011 (5.876.000 nel secondo trimestre 2012) con una perdita di oltre 1,6 milioni di occupati nella fascia dei piu’ giovani.
La riduzione dell’inattivita’ pero’ non e’ solo frutto dell’entrata nel mercato dei giovani ma anche della crescita degli ingressi nel mercato delle donne. Su 552.000 inattivi in meno a settembre rispetto a un anno prima sono 430.000 le donne attive in piu’ mentre gli uomini attivi in piu’ a livello tendenziale sono 123.000. La crescita dei disoccupati totali (+24,9%) e’ dovuta soprattutto agli uomini (+29%) mentre per le donne la crescita delle senza lavoro e’ del 20,5%. Le donne sembrano aver retto meglio alla crisi: la stabilita’ dell’occupazione a settembre rispetto a un anno prima (a 22,9 milioni di persone) e’ il risultato di 209.000 occupati in meno tra gli uomini e 209.000 occupate in piu’ tra le donne. Rispetto a agosto gli occupati sono diminuiti di 57.000 unita’, dato che e’ il risultato di 81.000 occupati in meno tra gli uomini e 24.000 in piu’ tra le donne.
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