Il Tribunale di Firenze ha condannato in primo grado a una pena complessiva di nove anni, Denis Verdini, senatore di Ala, nel processo per il crac del Credito Cooperativo fiorentino e per truffa allo Stato per i finanziamenti pubblici alla cooperativa editoriale che pubblicava, tra le altre testate, il Giornale della Toscana.
Per il senatore del movimento Ala i pubblici ministeri avevano chiesto 11 anni di reclusione. Verdini, imputato per bancarotta e truffa ai danni dello Stato, non era in aula alla lettura della sentenza. Verdini e’ stato presidente del Credito cooperativo fiorentino per 20 anni fino al 2010.
“A nome dell’intero gruppo al Senato esprimo massima solidarieta’ e piena, totale e incondizionata fiducia nei confronti di Denis Verdini”. Cosi’, in una nota, il senatore Lucio Barani, presidente del gruppo Ala-Scelta Civica, commentando la condanna a 9 anni in primo grado inflitta a Verdini. “Siamo – aggiunge – dinanzi all’ennesima sentenza politica, una prassi alla quale ormai ci siamo abituati negli ultimi decenni”.
“Non è finita, rispettiamo la sentenza, ma siamo pronti a combattere e attendiamo le motivazioni per andare in appello”. Cosi’ Ester Molinaro, legale di Denis Verdini. “Per ora – ha aggiunto Molinaro commentando la condanna – abbiamo dimostrato che non esiste alcuna associazione tra Verdini e i suoi presunti sodali, in appello dimostreremo che non sussistono neppure le altre accuse”.
L’APPROFONDIMENTO “Pressioni, incontri e ricatti”: L’Espresso online titola cosi’ l’articolo in cui – anticipando l’inchiesta in edicola domenica 5 marzo – vengono ricostruite le accuse che Luigi Marroni, ad della Consip, avrebbe mosso a Tiziano Renzi e Denis Verdini quando, il 20 dicembre scorso, fu sentito come ‘persona informata dei fatti’ dai pm napoletani Henry John Woodcock e Celeste Carrano.
“Marroni comincia a parlare subito – scrivono Emiliano Fittipaldi e Nello Trocchia – facendo saltare dalla sedia i magistrati. Il dirigente renziano racconta infatti di un vero e proprio ‘ricatto’ subito da un sodale di Tiziano Renzi, l’imprenditore Carlo Russo. Riferisce di pressanti ‘richieste di intervento’ sulle Commissioni di gara per favorire una specifica societa’; di ‘incontri’ riservati con il papa’ di Renzi a Firenze; e di ‘aspettative ben precise’ da parte di ‘Denis Verdini e Tiziano Renzi’ in merito all’assegnazione di gare d’appalto indette dalla Consip del valore di centinaia di milioni di euro”.
In particolare, secondo il settimanale Marroni avrebbe affermato, per esempio, “che Carlo Russo, l’imprenditore indagato dalla procura insieme a Tiziano Renzi per traffico di influenze illecite, in occasione di un incontro a due negli uffici romani della Consip gli avrebbe chiesto in modo pressante di favorire una societa’ nel cuore di Denis Verdini, ricordandogli che la sua promozione in Consip era avvenuta proprio grazie ai buoni uffici di Tiziano Renzi e di Verdini”. Di piu’: “Russo avrebbe sottolineato a Marroni come Tiziano e Denis fossero ancora ‘arbitri del mio destino professionale’, potendo la coppia ‘revocare’ il suo incarico di amministratore delegato della stazione appaltante”.
Sempre lo scorso 20 dicembre, stando al settimanale, Marroni avrebbe raccontato ai magistrati altri dettagli rilevanti, “spiegando come nel marzo del 2016 Tiziano Renzi in persona gli chiese un incontro riservato, effettivamente avvenuto – a suo dire – in piazza Santo Spirito a Firenze. Il numero uno della Consip – scrive ancora L’Espresso – ammette con gli inquirenti che il papa’ dell’allora premier gli avrebbe chiesto in quel frangente di ‘accontentare’ le richieste di Russo, perche’ persona di sua fiducia. Tiziano stesso avrebbe presentato l’amico imprenditore all’ad di Consip durante un primo incontro avvenuto qualche tempo prima”. Ma Marroni “aggiunge pure che, di fronte alle sollecitazioni, lui non si e’ mai piegato. Avrebbe ascoltato con pazienza gli interlocutori, senza pero’ dare seguito a nessuna delle richieste. ‘Sono stato un muro di gomma’.
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