Il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri è intervenuto su Radio Cusano Campus e sul richiamo del vaccino Pfizer a 42 giorni ha detto: “5 mesi fa mi sono espresso sulla possibilità di procedere con una singola dose, quando stava arrivando la terza ondata, per mettere in sicurezza il numero più alto possibile di anziani. Farlo oggi ha sicuramente un’utilità diversa perché abbiamo molte più dosi a disposizione e c’è un’incidenza del virus più bassa. Spostare la seconda dose è un’opportunità, ma in un contesto di diffusione del virus diverso da quello che avevamo mesi fa. Lascerei quindi la decisione a livello locale, a seconda della diffusione del virus. Attenzione ad alcune categorie di pazienti, perché mentre negli anziani rischi non ve ne sono, può esserci una porzione di persone immunodepresse o con patologia neoplastica nei quali forse sarebbe meglio rispettare i 21 giorni perché il protocollo di questo vaccino prevede il richiamo a 21 giorni per tutti i tipi di popolazione. Anche se fino a 42 giorni la risposta sembra essere la stessa, per massima sicurezza da medico ai pazienti immunodepressi o con patologia neoplastica lascerei il richiamo a 21”.
Su Astrazeneca. “Tutto quello che è successo ha determinato sfiducia nei confronti di un vaccino che invece al pari degli altri è efficace contro la malattia, la sua efficacia è inequivocabile. E’ un vaccino praticamente no-profit perché ha un costo ridotto rispetto agli altri. Ci sono regioni in cui c’è più scetticismo rispetto ad altre, questo purtroppo è quello che accade quando ci sono errori di comunicazione. In molti mi scrivono dicendomi che non hanno avuto effetti collaterali dopo aver fatto Astrazeneca e si preoccupano perché pensano che non ha funzionato, ma non è così. Non è che più hai febbre e più significa che hai sviluppato anticorpi. Ci sono persone che non hanno avuto alcun effetto collaterale e hanno un numero di anticorpi altissimo”.
Sulle riaperture. “Difficile parlare di rischio calcolato, si può parlare di rischio minimizzato. Il rischio zero non esiste né in medicina né in nessuna delle nostre attività quotidiane. Il nostro compito è standardizzare le nostre procedure, monitorare e minimizzando il rischio. Con il numero di vaccinazioni che cresce e la presenza di varianti che non eludono il vaccino, quando arriveremo a metà della popolazione vaccinata significa che quella popolazione è protetta e non si ammala in forma grave. Passo dopo passo, con estrema cautela, l’utilizzo della mascherina sarà progressivamente abbandonato all’aperto. Progressivamente il vaccino sostituirà le restrizioni nel contenimento del virus”.