Le feste natalizie appena trascorse sono state simbolo di ansia e timore in tutto il mondo: le raccomandazioni degli esperti sono state quelle di non viaggiare e di evitare di riunirsi in grandi numeri nelle case. A differenza dell’Italia, però, che è entrata in zona rossa per l’intera durata del periodo di festa, gli Stati Uniti non hanno imposto restrizioni così rigide permettendo di muoversi liberamente e di invitare a casa quante persone si voleva: in generale, rispettare le regole di prevenzione contro il COVID-19 dipendeva solamente dall’accortezza del singolo.
La relativa libertà di movimento negli Stati Uniti, però, per molti ha causato più paura che sollievo.
Maria è originaria di Torino, ma vive a New York da 8 anni e quest’anno ha deciso di non viaggiare: “Sarei potuta tornare in Italia, dalla mia famiglia, come ho fatto quasi ogni anno, oppure andare dalla famiglia di mio marito in Illinois, ma non ci siamo fidati – racconta a 9colonne – Le restrizioni sono inesistenti e in milioni prenderanno aerei, treni, autobus, e così via. Fra due/tre settimane ci sarà un’esplosione di contagi, così come le ultime due settimane abbiamo visto un aumento di infezioni causate dagli spostamenti del Ringraziamento”.
Gli Stati Uniti sono infatti il paese più colpito dal virus e l’allarmante aumento dei contagi è confermato dalle parole dell’immunologo Anthony Fauci: “I prossimi mesi saranno semplicemente terribili”. A oggi sono oltre 370mila le vittime negli USA dall’inizio della pandemia e un americano su 1000 è deceduto a causa del virus.
La situazione di Maria è analoga a quella di moltissimi altri italiani emigrati negli USA, ma non tutti sono così “fortunati” da avere qualcuno con cui trascorrere le feste.
Andrea, per esempio, che vive da solo nel West Village a NYC, non è potuto rientrare a casa: “Io sono di fuori Roma, vicino Gaeta, e trascorro sempre il Natale con i miei genitori – afferma Andrea – Sono separati da anni, mio padre vive a Londra, ma le feste solitamente le passiamo insieme. Ma quest’anno, a causa della nuova variante di COVID-19 individuata nel Regno Unito, mio padre non è potuto rientrare”.
Andrea aveva già preso i biglietti, ma quando ha realizzato che la versione “più contagiosa” del coronavirus si stava già diffondendo in Europa, ha deciso di non partire: “Io sono negli USA con un visto lavorativo – spiega Andrea – Nonostante non fosse il mio desiderio quello di trascorrere le feste da solo, non voglio rischiare di rimanere bloccato in un altro paese, e di non poter rientrare in America”.
Le difficoltà di Andrea sono condivise da moltissimi expat: non soltanto gli spostamenti sono rischiosi per il pericolo contagio, ma anche perché un viaggio potrebbe trasformarsi in una quarantena infinita.
“Ho appena iniziato a lavorare per una società di consulenza – spiega Mariluna, 23enne di Pescara, ma residente a NYC – Nel 2020 avevo a disposizione soltanto tre giorni di ferie e non mi sono sentita a mio agio a viaggiare. Volevo vedere la mia famiglia, avrei potuto, nonostante i travel ban, ma non mi sembrava opportuno: al rischio di contagiarsi, e contagiare, si aggiunge quello di non poter rientrare negli USA”.
Pochissimi italiani sono rientrati in patria per le feste, e più in generale dall’inizio della pandemia. La situazione è a dir poco precaria e altalenante come la curva epidemiologica: spostarsi diventa rischioso, dato che le restrizioni possono cambiare in qualsiasi momento. Sembra quindi ancora lontano il momento in cui gli italiani emigrati in America potranno visitare i propri cari, e il proprio paese, liberamente.