Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, è intervenuto su Radio Cusano Campus.
Sui dati della pandemia. “La situazione dal punto di vista epidemiologico è in miglioramento, per la seconda settimana consecutiva scendono i casi settimanali e si registra una piccola flessione nel numero dei pazienti ricoverati sia in terapia intensiva, sia in area medica – ha affermato Cartabellotta -. Ovviamente siamo ancora in una situazione di pandemia in cui ci sono delle incognite, ci sono dati ancora non chiari ad esempio sul calo di efficacia della vaccinazione e poi siamo in una fase in cui tra cambio di stagione e rientro di tutti gli italiani al lavoro, per questo il governo ha preso le sue decisioni sull’obbligo di Green pass. Il vaccino non è sterilizzante e la durata della copertura vaccinale non è eterna, per questo dobbiamo vaccinare il più possibile la popolazione, in particolare gli over 50, quelli non ancora vaccinati rischiano di rappresentare il tallone d’Achille nella stagione autunnale-invernale”.
Sull’uso delle mascherine. “In questa fase i mezzi di distanziamento fisico e l’utilizzo della mascherina rappresentano strumenti integrativi rispetto alla vaccinazione. Siamo di fronte ad una variante Delta che è molto contagiosa e che dal punto di vista delle modalità di contagio è accertato che avviene attraverso aerosol, se nei luoghi chiusi non ci sono sistemi di areazione adeguata anche con la mascherina può avvenire il contagio, figuriamoci senza. E’ evidente che anche in una classe scolastica dove tutti sono vaccinati il rischio contagio non è zero, quindi è importante tenere sempre la mascherina. Non ci possiamo permettere di abbassare le misure di precauzioni ora”.
Sulla terza dose. “I dati di Israele sono confortanti. E’ ragionevolmente certo che il vaccino è simile a quello dell’influenza: la durata è limitata nel tempo e le varianti rendono necessario fare dei vaccini diversi ogni anno. Al momento le autorità internazionali stanno puntando a non esagerare con la somministrazione di terze dosi per fare in modo che venga aumentata la copertura vaccinale nei Paesi più poveri. Ci sono troppe discrepanze tra la copertura vaccinale dei Paesi ricchi e quella dei Paesi poveri, questo rischia di far generare nuove varianti”.