Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, è intervenuto su Radio Cusano Campus e sui dati covid e le riaperture ha affermato: “Oggi siamo in piena fase discendente della terza ondata, sicuramente per questa settimana avremo questa continuazione della fase discendente. Dall’altro lato, l’Iss ha segnalato un lieve incremento dell’indice Rt. Le Regioni dicono che bisogna modificare i parametri per il sistema a colori, se ci devono essere delle modifiche devono essere fatte in tempi rapidi, altrimenti molte regioni finiranno in zona arancione. Se il governo dice che le riaperture sono irreversibili a questo deve corrispondere un cambiamento di questi parametri. A partire dalla prossima settimana l’indice rischia di aumentare ancora visto che vedremo gli effetti delle prime riaperture. Con il completamento della vaccinazione delle persone più anziane, dovremmo avere una maggiore tranquillità nelle riaperture”.
Sulla liberalizzazione dei brevetti dei vaccini anti-covid. “La questione va affrontata sterilizzandola da ogni propaganda politica –ha affermato Cartabellotta-. Dobbiamo chiederci se liberalizzando i vaccini la produzione aumenta, la risposta è no, la produzione purtroppo non dipende solo dalla disponibilità del brevetto. Moderna ha detto che da ottobre rinuncia alla proprietà intellettuale, ma nessuno si è messo a produrre quel vaccini. Ci sono dei problemi che stanno in mezzo. La liberalizzazione del brevetto non significa cessione del know-how, delle procedure, delle attrezzature. Noi sul web troviamo tante ricette di chef stellati, ma difficilmente riusciamo a fare dei piatti identici a quelli. La cosa che sfugge è che non è che i vaccini si possono fare simili, devono essere uguali, devono avere gli stessi standard di qualità e sicurezza. La soluzione ideale oggi è che le case farmaceutiche facciano accordi con altre industrie, mandando il personale per insegnare gli step di pruduzione e fare la produzione in conto terzi. Nel breve periodo questa è la soluzione”.
Su Astrazeneca. “Alcune Regioni ne hanno somministrate molto meno rispetto ad altre, in Sicilia ad esempio siamo al 51%. Adesso il fatto che non sarà rinnovato il contratto dall’Ue potrebbe comportare ulteriore ritrosia da parte delle persone a fare questo vaccino”.