E’ tornato a crescere in maniera esponenziale il numero dei contagi da Covid in Argentina. Si pensava che il virus avrebbe smesso di mordere così forte, visto la stagione estiva. Eppure non è stato così: i numeri, dopo un leggero calo, sono tornati a crescere. Così il governo ha deciso di estendere per decreto le misure imposte lo scorso 25 dicembre intorno alla chiusura delle frontiere terrestri e aeree fino al 31 gennaio.
La norma prevede la sospensione di tutti i voli provenienti o diretti al Regno Unito, l’Irlanda, Italia, Australia e Paesi Bassi, e una riduzione al 30% del traffico aereo con il resto d’Europa, Stati Uniti, Brasile e Cile.
La misura era stata adottata a Natale per contrastare il possibile arrivo di stranieri o cittadini argentini residenti all’estero contagiati con le varianti di coronavirus scoperte a dicembre in Europa. Ma dopo l’impennata registrata nel numero di contagi, il governo ha deciso di prorogarla fino al 31 gennaio.
Dunque proibito l’ingresso in terra argentina. Esistono tuttavia delle eccezioni. L’entrata al paese sarà consentita solamente attraverso gli aeroporti di Ezeiza e San Fernando, e solo alcuni passi di frontiera rimarranno aperti per il ritorno di quei cittadini argentini che abbiano abbandonato il paese prima del 25 dicembre.
L’ingresso per cittadini stranieri rimarrà interdetto salvo casi eccezionali stabiliti dal decreto, e coloro che arrivano dovranno presentare un test negativo realizzato entro 72 ore dall’entrata in Argentina e sottoporsi ad una quarantena di sette giorni.
L’applicazione del decreto, bisogna dirlo, è risultata molto controversa. Infatti, non avendo incluso l’Italia nel testo della proroga, limitandosi al riferimento alla norma precedentemente emanata e scaduta l’8 gennaio, alcune compagnie aeree sono riuscite ad ottenere l’autorizzazione per la partenza di alcuni voli dall’aeroporto di Ezeiza, a Buenos Aires, verso Roma. Si stima però che già nelle prossime ore la sospensione dovrebbe essere resa effettiva.
Intanto anche le autorita’ dell’Argentina stanno valutando l’ipotesi di somministrare una sola dosi dello “Sputnik V”, il vaccino russo contro il nuovo coronavirus, per poter raddoppiare il numero di immunizzazioni a marzo.
“La decisione sanitaria piu’ importante che dobbiamo studiare è se vogliamo vaccinare a marzo dieci milioni di persone con due dosi o se preferiamo 20 milioni con una sola dose”, ha detto Carla Vizotti, alto funzionario del ministero della Salute. “In questo contesto di pandemia e’ molto logico pensare che si possa vaccinare piu’ gente con la prima dose e rinviare la seconda al momento in cui sara’ controllato il contagio”, ha aggiunto Vizotti.
Nei giorni scorsi la statunitense Food and Drug administration (Fda) aveva segnalato che uno qualsiasi dei vaccini che avevano superato la terza fase dei test – Pfizer e Moderna – poteva risultare gia’ sensibilmente efficace con una prima somministrazione. “Gli intervalli tra una dose e l’altra sono di minimo 21 giorni, ma se passa piu’ tempo non e’ un problema rilevante”.