"La cosa che più mi ha colpito nell’esperienza italiana è stata la complessità e la frammentazione del sistema pubblico. Lo sapevo, ovviamente, ma non pensavo che fosse così forte. Così come non pensavo che ci fosse una tale resistenza contro le aggregazioni e le semplificazioni: ottomila Comuni, oltre diecimila società partecipate dagli enti locali, il fatto che ogni amministrazione debba avere la sua sede in ogni capoluogo di provincia…". Carlo Cottarelli, direttore esecutivo per l’Italia del Fondo monetario internazionale, parla in una intervista alla Stampa della sua esperienza di commissario per la revisione della spesa pubblica che racconta anche nel suo libro "La lista della spesa. La verità sulla spesa pubblica italiana e su come si può tagliare".
"Il paradosso dell’Italia è che ci sono moltissime regole, che dipendono dal fatto che nessuno si fida degli altri. Ma il problema è che cercando di regolare nel minimo dettaglio alla fine non si regola più nulla davvero. La mancanza di fiducia caratteristica dell’Italia genera sia regole tanto minuziose quanto inapplicabili, sia complessità delle strutture organizzative. Un sistema in cui c’è poca fiducia negli altri è un sistema dove è difficile mettersi insieme. Cosi ci ritroviamo con 34 mila centrali di acquisto della pubblica amministrazione. Ma come si controllano 34 mila centrali di spesa?". Cottarelli sottolinea che la maggiore spesa al Centro e al Sud rispetto al Nord "è uno dei grandi temi della spesa pubblica".
Cottarelli afferma che "le spese del personale delle Regioni sono meno di 20 mila euro per abitante in Lombardia, quasi 180 mila euro in Molise. La Liguria e la Calabria sono quasi uguali come dimensioni ma la prima spende 37.500 per abitante in personale regionale, la seconda il doppio. E questo vale anche per le Regioni a statuto speciale, che hanno la tendenza a spendere molto più delle altre".
Per quanto riguarda il sentimento nazionale aggiunge che c’è "un notevole interesse e apprezzamento, perché ridurre gli sprechi significa ridurre la tassazione. E qualche risultato c’è stato perché nel 2015 la spesa si è ridotta di 12 miliardi, che al netto di altri aumenti di spesa diventano 8 miliardi, ossia uno 0,5% del Pil. Purtroppo non si vede nelle statistiche perché gli 80 euro dati ai redditi bassi vengono considerati nuova spesa invece di taglio delle tasse".
Ma alla fine si potrà tagliare la spesa pubblica senza abbattere lo Stato sociale? "Di fronte alle posizioni estreme ed opposte di chi dice che non si può tagliare niente e di chi sostiene che andrebbe tagliato tutto, la soluzione sta nel mezzo: tagliare ragionevolmente. La mia proposta era quella di ridurre la spesa di 32 miliardi in tre anni; un 2% circa del Pil che non cambierebbe certo il Welfare State".
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