Istituire le dieci citta’ metropolitane previste dalla legge delega sul federalismo fiscale con l’effetto raggiungibile in meno di un anno di ridurre il numero delle province, portandole dalle attuali 108 a 60 con un risparmio ‘reale’ di 5 miliardi di euro.
Mentre il governo e’ alle prese con regioni ed enti locali per far fronte all’emergenza maltempo, le province, ancora ‘minacciate’ da una eventuale cancellazione, passano alle vie di fatto e propongono a governo e gruppi parlamentari una loro controproposta di legge per ridurre i costi della politica.
La proposta prevede contestualmente anche il riordino dell’amministrazione periferica dello Stato e dei tanti enti strumentali, intermedi, aziende, consorzi, societa’ che esercitano funzioni tipiche di Comuni e Province. Il presidente dell’Upi, l’Unione delle Province italiane, Giuseppe Castiglione, che oggi ha presentato alla stampa la controproposta, ha detto che la portera’ al Comitato paritetico che entro 90 giorni dovra’ esprimersi sul riordino istituzionale, e ai gruppi parlamentari.
Le 10 aree metropolitane considerate coincidenti con le province (da qui la riduzione delle stesse province) hanno una superficie che corrisponde all’11% del territorio nazionale ma una popolazione che arriva al 31,5% e un Pil pari al 34% in rapporto al dato nazionale. ‘Il profondo riordino delle istituzioni di area vasta – e’ stato spiegato – implica un accordo preventivo tra tutti i soggetti costitutivi della Repubblica in Conferenza Unificata’. Un ruolo decisivo e’ affidato alle Regioni chiamate a ridisegnare le aree metropolitane e le Province del loro territorio, d’accordo con la maggioranza dei Comuni interessati e a proporre le nuove circoscrizioni, come previsto dall’art.133 della Costituzione.
Dal riordino delle Province – afferma l’Upi – e’ possibile ricavare un miliardo che deriva per il 50% dal miglioramento dell’efficienza delle province e per il restante 50% dalla loro riduzione. 2,5 miliardi verranno poi risparmiati dal riordino degli uffici periferici del governo, mentre dall’abolizione di enti e agenzie strumentali ne deriverebbe un altro risparmio di 1,5 miliardi. Nel 2011 la spesa pubblica complessiva e’ stata di 813 miliardi di euro; di questi 182 mld a carico dello Stato, 305 mld della Previdenza, 75 mld di interessi sul debito, 168 delle regioni di cui 116 per la sanita’, 72 dei Comuni e 11 mld delle Province pari all’1,35% della spesa pubblica complessiva.
Aggiornati a gennaio 2012 risulta che gli amministratori provinciali sono 1.774 contro i 4 mila circa del 2010, con una riduzione del 55%.Attualmente esistono 7 mila enti strumentali che occupano circa 24 mila persone nei Consigli di amministrazione. ‘Ci aspettiamo – ha detto Castiglione – che su questi enti sia rotto il silenzio assordante che li accompagna e che il governo non ignori la nostra proposta’.
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