Naufragio della "Costa Concordia". Occorrerà aspettare la fine di questa prima fase, un po’ convulsa, per veder chiaro su tutto. Ma è lecito fin d’ora dire che il comandante ha dato prova, a dir poco, di faciloneria, negligenza, incoscienza sia prima del grave incidente, sia durante, sia dopo. Francesco Schettino non ha rispettato le norme di sicurezza sulla navigazione: lo ammette la stessa compagnia Costa. Né ha tenuto conto dei segnali emessi dai dispositivi di bordo sulla pericolosità di quel navigare radente alla costa. Si è comportato, insomma, come tanti automobilisti, in Italia, che si fanno beffe, loro, dei segnali stradali.
Come spiegare il lungo ritardo con cui Schettino ha reagito alla grave situazione creatasi dopo l’impatto con lo scoglio? Forse che da buon campano (è di Sorrento) sperava nell’intervento della Madonna di Pompei e di San Gennaro? Si sa che se ha cambiato rotta e si è avvicinato troppo agli scogli, l’ha fatto in omaggio a una consuetudine chiamata "inchino", ossia un saluto ravvicinato della nave alla gente a terra. Un saluto a chi? Ad amici, tra cui – pare – un ex comandante della Costa e i genitori del capo cameriere… È risaputo: gli amici sono al centro del mondo degli italiani e in particolare della gente del Sud. E l’"inchino" non è altro forse che la "bella figura", chiave di volta del nostro carattere.
Schettino, da buon italiano, è un "protagonista", con colpi di testa, esibizionismi, e in più mancanza del senso del dovere, del ruolo, della funzione, del servizio, della responsabilità che, specie per un comandante di nave, dovrebbero essere valori assoluti. Da protagonisti – io ricordo bene la cosa – si comportavano molti conducenti degli autobus pubblici di Napoli, i quali consideravano il "proprio" autobus come una loro proprietà, la cui principale funzione era di assicurare loro lo stipendio, e quindi semplicemente "tolleravano" che ci fossero dei passeggeri a bordo…
Sia le sue spiegazioni, contradittorie, sull’avvenuto, sia le dichiarazioni ufficiali della società Costa, anch’esse in un primo tempo contraddittorie, mostrano che in Italia si continua ad aver fede nelle virtù creative e taumaturgiche della parola… La stampa della Penisola ha mostrato un grande trasporto hollywoodiano con il suo evocare insistentemente il Titanic e col suo subissare di lodi l’intemerato eroe, da essa subito scovato, ma completamente ignorato dalla stampa straniera: il commissario di bordo, che avrebbe compiuto atti straordinari per salvare i passeggeri. Ma in realtà tutto quello che i giornalisti sanno su quanto è stato compiuto da questo commissario di bordo è basato sulla testimonianza della madre del commissario, rimasta a casa, ma che ha saputo tutto dal figlio, per telefono, dall’ospedale dove quest’ultimo si trovava dopo il naufragio.
Hanno commentato gli esperti: la causa del disastro è un errore umano; e dopo l’"errore" ci sarebbero voluti nervi saldi, che sono completamente mancati al comandante.
Tutte queste prove di "umanità" all’italiana che sono alla base dell’errore e del dopo-errore, tra cui l’inchino agli amici, la cialtroneria, l’incoscienza, le false dichiarazioni, la vigliaccheria, ci disonorano tutti in quanto italiani, soprattutto se viviamo all’estero dove siamo già bersaglio di stereotipi caricaturali. La ciliegina sulla torta: il comandante della Capitaneria di Porto di Livorno, De Falco, è diventato un puro eroe italiano acclamato dalle Alpi alla Sicilia, grazie al suo storico "cazziatone" (da lui accuratamente registrato e diffuso urbi et orbi) inflitto ad un tremante Schettino. Il suo "Salga a bordo, cazzo!" è il nuovo "Veni, vidi, vici!" italiano, che garantirà a De Falco – è da prevedere – il tappeto rosso nei talk show. E trionferanno le eterne chiacchiere, sull’immancabile sfondo di chiappe, di tette e di visi rifatti… Qualcuno invece si è chiesto: visto che questi mostri da crociera lunghi trecento metri era da tempo che, in barba ai regolamenti, sfioravano l’isola del Giglio, perché la Capitaneria di Porto non era intervenuta prima? Nel caso di navi da crociera con migliaia di passeggeri a bordo, questo tipo di umanità alla Totò e alla Sordi raffigura una vera negligenza criminale. Al posto di queste degenerazioni del carattere nazionale occorrerebbe un po’ di spirito austriaco, tedesco, o se vogliamo rimanere nella Penisola, piemontese… Ossia non esibizionismi e pressappochismi, ma disciplina e rispetto delle regole. Per tutti.
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