La deriva di Forza Italia è ormai molto evidente. Da partito liberale e di centrodestra, oggi, Forza Italia guarda molto al centro. In realtà, questo processo che portò il partito fondato da Silvio Berlusconi allo stato attuale iniziò nel 2011. Dieci anni fa, il Governo presieduto proprio da Silvio Berlusconi fu sostituito da quello dei tecnici di Mario Monti. Da lì, l’allora Popolo della Libertà cominciò un vero e proprio processo di involuzione verso il centro.
Nel 2013, dopo avere sostenuto un Governo di larghe intese presieduto dall’attuale segretario del Partito Democratico Enrico Letta, il Popolo della Libertà tornò a chiamarsi Forza Italia (si ripropose ciò che Berlusconi fece nel 1994) e cercò di uscire dalla maggioranza. Uscì ma la componente governativa, capeggiata dall’allora ministro degli Interni e segretario del Popolo della Libertà Angelino Alfano, si staccò, fondò il Nuovo Centrodestra e rimase al Governo.
Da lì, sembrò che Silvio Berlusconi avesse perso quell’appeal che lo contraddistinse negli anni e ciò lo portò a fare delle scelte avventate.
Certo, il Cavaliere subì anche delle discutibili vicende giudiziarie che gli impedirono di fare politica ma commise degli errori, forse per cercare di evitare di diventare irrilevante. Nel 2014, fece il patto del Nazareno con il Partito Democratico di Matteo Renzi, il quale divenne premier al posto di Letta. Poi, nel 2015, egli ruppe il patto in questione all’elezione del presidente della Repubblica, la quale portò al Quirinale Sergio Mattarella, ma la corrente che faceva riferimento all’ex-presidente della Puglia Raffaele Fitto (da sempre contrario al patto) si staccò.
La rottura ufficiale avvenne alle elezioni regionali del 2015.
In Forza Italia, vi erano due anime: una che voleva fare opposizione e l’altra che voleva stare al governo. Questo atteggiamento ibrido e contraddittorio del partito non fu capito da molti dei suoi stessi elettori. La stessa situazione si sta verificando oggi nella Lega.
Oggi, Forza Italia è un movimento che si è ridotto ad essere un partito di centro. Non ha più un’identità liberale. Semmai, è diventato un partito liberal, assai più simile ai laburisti di britannici di Tony Blair. Il partito guarda molto al premier Draghi e al mainstream ma è completamente scollegato dal popolo, cosa che una volta non accadeva. Questo processo involutivo sta continuando e gli effetti rischiano di essere gravi per tutto il centrodestra.