Tasse, tasse e ancora tasse. In Italia la pressione fiscale è al limite. Lo dice la Corte dei Conti, nel rapporto 2014 presentato oggi in Senato, in cui sottolinea tutti i lati oscuri dello stato della finanza pubblica, che sono sempre i soliti. Tasse troppo alte, evasione al top in Europa. E il bonus di 80 euro del governo Renzi è nient’altro che "un surrogato" e "una misura selettiva".
Arriva anche la stoccata al governo Renzi: "politiche redistributive basate sulle detrazioni di imposta, così come scelte selettive, rientranti nell’ambito proprio e naturale della funzione dell’Irpef, affidate a strumenti surrogati (i prelievi di solidarietà, i bonus, i tagli retributivi), sono all’origine di un sistematico svuotamento della base imponibile dell’Irpef, finendo per intaccare la portata e l’efficacia redistributiva dell’imposta".
Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, non ha comunque difficoltà a dirsi d’accordo con la ricetta della Corte dei Conti, che a sua volta bacchetta L’Europa: "Bisogna ripensare la strumentazione di politica economia, conciliando l’attenzione ai conti con la crescita: questo sarà al centro della politica italiana durante il semestre di presidenza nella Ue, che non lo ha ancora fatto".
Non mancano tuttavia i giudizi positivi, per esempio sul fatto che nel 2013 gli obiettivi sono stati conseguiti, con un livello di indebitamento che è rimasto al di sotto del 3% del Pil. Insomma, "l’Italia il proprio dovere l’ha fatto, è già intervenuta con una politica rigorosissima – spiega il presidente Raffaele Squitieri commentando le recenti raccomandazioni della Ue -, anche con la riduzione drastica degli investimenti e attraverso il carico fiscale. Personalmente, credo che l’unica strada per conciliare rigore e crescita è quella delle riforme".
La Corte, infatti, punta sul binomio riforme e crescita nel suo rapporto. Ma sul sistema italiano pesano come macigni le due solite note dolenti, illustrate da due dati a dir poco eloquenti: una pressione fiscale pari al 43,8% del Pil, quasi tre punti oltre il livello del 2000 e quasi quattro punti rispetto al valore medio degli altri ventisei paesi europei (e sul lavoro un cuneo fiscale pari al 47,8%); un sommerso pari al 21,1% del Pil nel 2013 (di oltre 50 miliardi è l’evasione stimata per il solo 2011 per Iva e Irap che, con 150 miliardi, spiegano un quinto delle entrate tributarie complessive della PA).
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