Pierpaolo Sileri, viceministro della Salute, è intervenuto su Radio Cusano Campus e sul ritorno a scuola ha detto: “Tutti i protocolli, ciò che è stato veicolato dal Cts deriva dal Ministero della Salute, ciò che viene organizzato in termini di prevenzione e sorveglianza. Quest’ultima è la parte più importante. Tutto ciò che verrà da adesso fa parte della sorveglianza. Garantire tampone rapido, contact tracing adeguato, un’eventuale quarantena e poi una ripresa dell’attività. E’ necessaria una sorveglianza accurata che non consenta di farci cadere di nuovo nella situazione di emergenza che abbiamo osservato mesi fa, anche se non credo ci sarà una seconda ondata come l’abbiamo vissuta a febbraio e marzo. L’impegno del nostro SSN al momento è molto basso perché i dati sono bassi e finchè la situazione è questa è sotto controllo”.
Sul ritorno alla normalità. “E’ chiaro che per una normalità assoluta servirà del tempo, anche io vorrei vedere discoteche aperte e stadi pieni, però dobbiamo aspettare ancora un po’. Anche sul vaccino sono ottimista, ma sono realista e dico che non vi sarà prima della metà del prossimo anno. La normalità si avrà qualora il virus dovesse mutare in una forma a noi favorevole, oppure quando raggiungeremo un’immunità di gregge, ma con i numeri che abbiamo servirebbe tempo, quindi rimane la chance del vaccino. Serviranno molti mesi, credo che il prossimo anno avremo ancora la necessità di doverci proteggere, con un’abitudine alla misure di sicurezza che stiamo osservando. Non dimentichiamo che questo virus colpisce in maniera severa gli anziani e coloro che hanno delle patologie pre-esistenti, sono loro che dobbiamo proteggere finchè il virus circola”.
Sugli asintomatici. “Esiste la possibilità che tu abbia una malattia latente o che ancora non ti ha dato dei sintomi, oppure che sei asintomatico, pensate ad un portatore sano. Capita spesso di avere persone che risultano positive al tampone e hanno avuto zero sintomi, oppure lievi sintomi a cui neanche hanno fatto caso. Il cosiddetto asintomatico è un’area molto grigia. Dobbiamo dire però che colui che è asintomatico ha la possibilità di poter trasmettere il virus, sicuramente lo trasmette molto meno rispetto ad un paziente che ha raffreddore e tosse”.
Sulla durata della quarantena. “Si parla di ridurre il tempo perché forse servono meno di 14 giorni, ma è necessario fare lavori scientifici per dire se possiamo ridurla. Io penso che un buon compromesso sarebbe di fare 7 giorni di quarantena e poi fare il tampone e se sei negativo sei libero. Altrimenti con 14 giorni di quarantena per ogni contatto di una persona che risulta positiva rischia di bloccare troppe persone per troppo tempo”.
Sul clima di tensione e odio nella società. “Sicuramente campanelli d’allarme non ci sono da oggi, ma da moltissimo tempo. Serve maggior dialogo, servono toni più bassi da parte di tutti e un occhio indietro all’educazione civica e al rispetto dell’altro. Sicuramente anche nella politica spesso le parole che vengono usate non aiutano, si cerca sempre il problema nell’altro. Sono rimasto atterrito sentendo una persona intervistata sull’uso della mascherina e dei vaccini per tutelare le persone immunodepresse, questa persona ha detto che in natura chi ha un problema viene lasciato indietro, è un problema culturale. Ovviamente i politici per primi dovrebbero dare l’esempio da questo punto di vista”.