Filippo Rivosecchi, italiano residente da 8 anni vicino a Stoccolma in Svezia, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Cosa succede in città” condotta da Emanuela Valente su Radio Cusano Campus.
Sulle restrizioni per il Coronavirus in Svezia. “Gli svedesi non vedono quello che sta accadendo l’Italia, guardano solo i numeri del loro Paese – ha affermato Filippo -. In Svezia comunque l’isolamento sociale è quasi uno stile di vita, la gente ha più distanze sociali. Tra il mio paese e Stoccolma ci sono 80km e nel tragitto c’è solo qualche casetta. Inoltre prima di uscire di casa si guarda fuori dallo spioncino per vedere se c’è qualcuno. Quindi loro considerano questo virus come un’influenza”.
“Qui antibiotici non ne prendono, è dura anche procurarseli. Io fortunatamente non ho mai avuto alcun problema, mi sto facendo una quarantena volontaria, un po’ personalizzata. Io sono allenatore di portieri di una squadra svedese, hanno bloccato i campionati e ai ragazzi fanno fare allenamento. Sabato e domenica ho avuto 22 ragazzi a fare allenamento”.
“Al parco vedi tantissima gente assembrata. Scuole e università sono chiuse ma la gente ha più tempo per stare al parco, un po’ come da noi quando la gente andava a fare l’aperitivo ai Navigli. Al lavoro ho dovuto mettermi in malattia perchè le distanze non le tengono e non ci sono le misure di sicurezza. Io sono anche fumatore, qui invece non fuma quasi nessuno, forse anche per questo non c’è stata l’emergenza. Le mascherine è difficile trovarle e non le mette nessuno”.