Tra le misure contenute nel “Cura Italia” c’è anche quella che assegna al Ministero degli Esteri 4 milioni di euro per assistere i cittadini italiani all’estero in condizioni d’indigenza o necessità. Ieri, in Commissione Affari esteri alla Camera, il sottosegretario Ricardo Merlo ha risposto a due interrogazioni con cui le deputate Fucsia Nissoli (Fi) e Lia Quartapelle (Pd) chiedevano chiarimenti su come questi fondi saranno destinati a chi ne ha bisogno.
“I fondi integrativi serviranno in particolare ad aiutare i connazionali più vulnerabili ad affrontare le conseguenze dell’emergenza Covid”, ha esordito Merlo. “Essi verranno erogati secondo regole e procedure già previste dalla disciplina generale sull’ordinamento e le funzioni degli uffici consolari (Decreto Legislativo n.?71 del 2011, articoli 24-27)”.
L’ufficio consolare, ha ricordato il sottosegretario, “può concedere sussidi ai cittadini che versano in stato d’indigenza, e, in via eccezionale, erogazioni in denaro con promessa di restituzione, per comprovata urgenza, nel caso vi sia uno stato di occasionale grave necessità non altrimenti fronteggiabile. Il “Cura Italia” amplia, per un periodo di tempo, i margini d’intervento della nostra rete all’estero. E introduce la possibilità, fino al 31 luglio 2020, di erogare sussidi anche a cittadini non residenti nella circoscrizione consolare (comma 4-ter, dell’articolo 72)”.
“Per valutare lo stato di necessità e accertare l’indigenza, – ha chiarito Merlo – ciascun Ufficio della rete diplomatico-consolare si avvale di parametri motivati e trasparenti, anche sulla base del contesto locale, come, ad esempio: numero dei componenti e reddito complessivo del nucleo familiare, costo della vita in loco, possibilità di accesso ai sistemi di welfare pubblico laddove presenti. E ciò al fine di individuare una soglia d’indigenza che rappresenti il parametro guida per l’erogazione del sussidio. Così prevede la Circolare MAECI n.2 del 2018 sull’assistenza ai connazionali all’estero. L’ammontare del sussidio non può quindi essere predeterminato, ma viene valutato in base alle effettive esigenze dei connazionali e alle caratteristiche e specificità del Paese in cui questi si trovano”.
“La possibilità introdotta dal Cura Italia di erogare sussidi anche a cittadini non residenti nella circoscrizione consolare fino il 31 luglio 2020 – ha osservato il sottosegretario – introduce certamente un elemento di flessibilità che contribuisce ad accrescere l’efficacia dell’azione degli uffici consolari. Una proroga di tale termine non appare, tuttavia, al momento strettamente necessaria, dato che quello della residenza è un criterio che in realtà può essere superato, seppur in via del tutto straordinaria, già in base alla disciplina sul funzionamento degli uffici consolari (articolo 74 del Decreto Legislativo n. 71 del 2011). Ciò è possibile se il connazionale che ne fa richiesta versa in condizioni evidenti ed effettive d’indigenza (anche sopravvenuta a seguito, ad esempio, della chiusura di attività economiche e commerciali o della perdita d’impiego) e che sia stato accertato che il connazionale non sia in grado di contrarre un prestito con promessa di restituzione né di restituirne l’ammontare (neanche in tempi più estesi rispetto ai tre mesi di norma prescritti)”.
Quanto ai criteri per la ripartizione delle dotazioni finanziarie assegnate dal Cura Italia, Merlo ha detto che “non è prevista una suddivisione preordinata tra le diverse Sedi, dal momento che non è possibile conoscere in anticipo le richieste di assistenza economica dei connazionali, né la loro entità”.
Quindi, “la Farnesina provvederà a erogare i finanziamenti sulla base di motivate richieste d’integrazione di bilancio degli Uffici all’estero contenenti informazioni dettagliate relative al numero di connazionali che hanno bisogno di essere assistiti e all’ammontare necessario per poter far fronte alle richieste di assistenza. Ciò al fine di poter allocare al meglio le nuove risorse disponibili”.
“Con il diffondersi dell’epidemia da Covid-19, – ha proseguito – le richieste d’integrazione di bilancio da parte degli Uffici della rete diplomatico-consolare stanno, naturalmente, aumentando in maniera notevole. Per fornire qualche numero, negli ultimi due mesi sono pervenute dalla rete diplomatico-consolare 27 richieste d’integrazione di bilancio per un ammontare complessivo di circa 500.000 euro, così ripartite: il 28 per cento dall’Europa, il 25 per cento dall’Africa, il 20 per cento dall’America Latina, il 18 per cento dall’Asia, il 4 per cento dall’America Settentrionale, come pure il 4 per cento dall’Oceania. Mentre molti connazionali, soprattutto quelli residenti nei Paesi dell’Unione Europea, potrebbero continuare ad accedere alle coperture previste dai locali sistemi di welfare, sono numerosi i cittadini italiani che invece hanno all’estero un lavoro sommerso o non hanno registrato la propria presenza presso le autorità locali. In questo caso non potrebbero accedere alle misure di sostegno sociale o assistenziale nei Paesi in cui si trovano”.
“La situazione per questo gruppo particolarmente vulnerabile di connazionali – ha osservato Merlo – potrebbe ulteriormente aggravarsi qualora il prolungamento della crisi non permettesse loro di riprendere a lavorare. Potrebbe quindi senz’altro essere opportuna un’ulteriore integrazione dei fondi per l’assistenza, il cui valore tuttavia è al momento difficile da quantificare”.
Concludendo, Merlo ha ricordato che “sin dall’inizio dell’emergenza epidemiologica la Farnesina ha fornito indicazioni operative a tutte le Sedi della rete per assicurare la massima assistenza possibile ai nostri connazionali all’estero in una congiuntura imprevista e del tutto straordinaria. Con le novità poi introdotte dal Cura Italia, nuove, specifiche istruzioni sono state diramate a tutti i nostri uffici all’estero sulle modalità di erogazione dei sussidi, e sulla necessità di darne la più ampia diffusione possibile ai connazionali e alle nostre comunità, anche attraverso gli organi di rappresentanza degli italiani all’estero”. (aise)