Michele Schiavone, Segretario Generale del CGIE, prende carta e penna e scrive una lettera al ministro degli Esteri Luigi Di Maio; il messaggio è chiaro: per quanto riguarda gli italiani nel mondo il governo deve coinvolgere il CGIE.
“Il CGIE auspica che si attuino le norme che prevedono esplicitamente la richiesta di parere su ogni questione che riguardi politiche inerenti gli italiani nel mondo”, si legge nella lettera.
Schiavone richiama così le istituzioni ad attuare la norma che prevede la richiesta di parere su materie inerenti misure che coinvolgono gli italiani nel mondo.
Il CGIE “esprime apprezzamento per quanto fino ad oggi operato nelle situazioni di emergenza che si sono create in alcuni Paesi e che hanno riguardato le nostre collettività” prosegue Schiavone ricordando che “il nostro organismo ha espresso in diversi documenti, sottoposti alla Sua attenzione e diffusi alla stampa e alle istituzioni, indicazioni puntuali circa le priorità che dovrebbero essere tenute presenti nell’approntamento delle misure di emergenza, di sostegno e di assistenza e delle successive misure di rilancio economico, sociale, culturale del paese che può contare sulla disponibilità e sul coinvolgimento delle Comunità italiane nel mondo e degli italo-discendenti, delle loro rappresentanze e organizzazioni”.
Questo vale, sottolinea il CGIE, “sia nel caso di rientro in Italia di nostri connazionali, sia per l’urgenza di mettere a valore una ampia rete di competenze, attivabili nei molti diversi ambiti inerenti il rafforzamento e il rilancio del Sistema Paese all’estero”.
In riferimento al “Cura Italia, articolo 72, che richiama le funzioni e gli interventi del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale in materia di assistenza e internazionalizzazione del Sistema paese, si richiamano le istituzioni nel loro complesso, sul fatto che gli italiani nel mondo dispongono di proprie istituzioni di rappresentanza che, come previsto dalle leggi istitutive di Comites e CGIE, sono tenute a svolgere funzioni consultive e, da sempre, nelle ripetute emergenze sono coinvolti e collaborano con la rete diplomatico-consolare, per i quali, a ciascuno nel proprio ambito, va chiesto un parere ove trattasi di materia inerente a politiche che riguardino questa fondamentale componente del Paese”, prosegue Schiavone.
“Tale procedura prevista per Legge può essere rapidamente assolta considerando che gli organi del CGIE sono in piena vigenza e attivi assecondando i Comites, e quando richiesto anche dalle associazioni, dai patronati e dalle Camere di commercio italiano”, sottolinea ancora Schiavone.
“In riferimento al Decreto Legge 17 marzo 2020, numero 18, varato dal Governo e in discussione in questi giorni in Parlamento, si richiama l’attenzione istituzionale sul fatto che la rete di rappresentanza sociale e istituzionale costituita da migliaia di organizzazioni sociali ed associative, culturali, di servizio, educative e formative, di promozione commerciale ed economica, costruita dalla nostra emigrazione ed attiva da tanti decenni, costituisce la rete fondamentale, che può sostenere tali politiche e che non può essere ignorata nell’attuazione delle misure messe in campo, ivi incluse quelle che saranno attivate dalla DGIT e dalla DGSP del MAECI.
L’emergenza creata dalla pandemia da Covid-19 ha chiarito in modo inequivocabile, che per contrastare e superare i suoi tragici effetti vi è grande necessità di collaborazione, cooperazione e coinvolgimento di tutti gli attori a tutti i livelli. Il nostro organismo sta facendo la propria parte e segue le tante iniziative messe in essere dall’arcipelago delle rete degli italiani all’estero”.
Il CGIE auspica quindi che “prima della stesura del regolamento applicativo della nuova legge, di ciò si prenda atto e che di conseguenza si attuino le norme che prevedono esplicitamente la richiesta di parere su ogni questione che riguardi politiche inerenti gli italiani nel mondo” conclude Schiavone esprimendo “stima e riconoscenza per il faticoso lavoro che” Di Maio “sta svolgendo per l’Italia e per gli italiani all’estero residenti in forma stabile e temporanea”.