L’emergenza sanitaria mondiale causata dal Coronavirus, che ha trasformato l’Italia nel primo e piú grande focolaio d’Europa per numero di contagiati e decessi non ha colpito esclusivamente la nostra nazione ed influenzato la vita dei suoi cittadini e stranieri ivi residenti in generale, bensí anche quella di una gran quantitá di connazionali che si trovano temporaneamente all’estero.
Le gestione dei rimpatri è diventato un tema al centro dell’attenzione per chi si occupa delle nostre collettivitá oltreconfine.
Tra gesti spontanei di solidarietá, flussi di informazioni e testimonianze via social network attraverso appositi gruppi Facebook molto utili come, ad esempio, quello creato dall’ex candidata M5S Adele Castellaccio dal nome “Emergenza Coronavirus – Italiani all’estero”, gli interventi istituzionali di MAECI e Consolati, l’interessamento diretto di alcuni parlamentari oltreconfine, del CGIE e di vari Com.It.Es. nel mondo, c’é stato spazio per dibattiti piú o meno costruttivi, critiche e ringraziamenti.
Le critiche? Ad esempio, la disparitá di trattamento tra residenti all’estero e connazionali temporaneamente fuori dallo Stivale per motivi di studio, lavoro o turismo.
Il MAECI ha precisato (in alcuni casi in maniera forse eccessivamente fredda) che i voli di rimpatrio sono stati e verranno destinati esclusivamente ai non residenti all’estero.
Altra critica? I prezzi dei biglietti dei voli commerciali che sono stati organizzati (ed, in alcuni casi, addirittura il fatto che si devono pagare e che non sono a carico dello Stato).
La confusione in merito alle possibili azioni da intraprendere in questo momento di emergenza mondiale ha regnato sovrana.
Poteva il nostro Governo farsi economicamente carico dei biglietti di rientro di voli commerciali (in maggioranza ottenuti in modalitá “ferry” e, quindi, partiti vuoti dall’Italia e tornati pieni) agli oltre 50.000 connazionali che sembrerebbe stiano rimpatriando, in un momento in cui l’epidemia in terra nostrana sta tagliando le gambe a tutti i settori economici ed al nostro sistema sanitario nazionale che evidentemente é quello che ha piú ha bisogno di sostegno in questo momento?
Dalla Repubblica Dominicana, ad esempio, la critica che piú é stata evidenziata é stata il prezzo del biglietto dei voli commerciali fino ad ora organizzati (che hanno permesso di riportare a casa, ad oggi, oltre 550 connazionali, senza contare che gli addetti ai lavori stanno cercando di organizzare un nuovo volo).
Ció che viene riportato piú frequentemente é che vi sono stati sovrapprezzi o possibili speculazioni, indipendentemente dalla modalitá ferry attraverso la quale sono stati organizzati i primi due voli.
Trattasi di situazione che sará tema di analisi futura e, come riportatomi da alcuni concittadini, di possibili segnalazioni al MAECI (seguendo per altro le indicazioni del Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, attraverso in un’intervista telefonica riportata al programma “Le Iene” in data 21 di marzo).
Alcuni hanno anche criticato l’operato dell’Ambasciata italiana in loco e, piú in generale, l’operato del governo italiano nel rapportarsi con le compagnie aeree.
Oltre alle critiche peró vanno segnalati anche elogi e ringraziamenti, come nel caso di una coppia di coniugi residenti a Parma. Nel video qui di seguito la loro testimonianza.
La coppia ha sostanzialmente comunicato quanto segue: “lo scorso mese di marzo eravamo in vacanza a Juan Dolio e siamo stati bloccati a causa del Coronavirus. Abbiamo contattato l’Unitá di Crisi e l’Ambasciata locale che poi ci ha sempre tenuti informati sull’organizzazione del primo volo speciale di rientro e difatti siamo tornati il 22 marzo scorso. Ringraziamo in primis tutto il personale dell’Ambasciata d’Italia a Santo Domingo che ci ha sempre assistito, la signora Raffaella dell’agenzia “Colonial Tour” di Santo Domingo e la signora Maria Rigamonti dell’Agenzia “El Dorado Travel” di Juan Dolio che ha tenuto sempre i contatti. Grazie a tutti per averci permesso di rientrare”.
Non sono mancate, anche da parte dei coniugi, alcune critiche alla compagnia aerea (per il prezzo ed alcuni comportamenti in merito al servizio offerto: una cena risicata per tutto il volo e a colazione solo bevande fredde).
Nel bel mezzo di questi dibattiti, si é notato anche un pizzico di sciacallaggio da parte di nuovi movimenti che recentemente hanno deciso di affacciarsi al panorama politico dedicato agli italiani all’estero; un atteggiamento tipico quando un governo si trova a gestire situazioni di emergenza e, invece di ricevere contributi in termini di idee e proposte costruttive e soprattutto fattibili, ci si sente ricevere slogan incendiari del tipo “Molti italiani bloccati all’estero si vedono richiedere fino a quattro volte il valore di un normale biglietto aereo, quando altri paesi stanno rimpatriando i propri concittadini in forma gratuita. Perché il nostro Governo non sta attuando come gli altri paesi europei?”.
Se attuare come gli altri paesi europei significa sminuire l’essenza stessa dell’U.E., con aiuti all’Italia inizialmente non scontati ed ancora tutti da valutare per il futuro prossimo, evidenziando una mancanza di vera solidarietá comune tra tutte le 27 realtá nazionali che conformano l’unione politica ed economica di cui facciamo parte, direi che possiamo volentieri fare a meno di tali paragoni.
In Italia ci sono difficoltá per ottenere ventilatori polmonari, mascherine, guanti. Non ci sono sufficienti posti letto per terapia intensiva. Stiamo assistendo a scene tipiche di una guerra, sia dal punto di vista sociale, che sanitario ed economico. Le risorse di cui disponiamo, in questo momento, vanno destinate principalmente a chi sta lottando contro questo virus sul campo. Le critiche costruttive sono benvenute. Gli slogan incendiari sinceramente no.