Matteo Renzi, leader di Italia Viva, insiste: bisogna riaprire il prima possibile; in sicurezza, certo, ma bisogna riaprire e bisogna farlo subito. Il giorno dopo la proroga del lockdown fino al 3 maggio decisa dal Governo, arriva dall’ex premier l’appello a ripartire. Adesso.
“Bisogna riaprire subito. Con tutti i dispositivi di sicurezza, ma subito. Ho l’impressione che in troppi non si rendano conto del disastro economico e occupazionale che rischiamo. Discutiamo di rincorrere i runner o di quante volte una famiglia porta fuori il cane: nel frattempo, però, sta saltando il sistema produttivo. E quello italiano rischia più degli altri”, sottolinea.
Intervistato dal Sole 24 Ore Renzi commenta: “Il Ministro Gualtieri ha agito bene e con lui anche Paolo Gentiloni. Il punto centrale è uno: senza la Banca Centrale Europea l’Italia sarebbe già al default. Utilizzare il Coronavirus per attaccare l’Europa dunque è folle. L’Europa è la nostra salvezza, non il nostro problema”.
“Quanto al premier: mi sembra paradossale che Conte usi sul Mes lo stesso linguaggio populista di Salvini e Meloni. Spero che cambi idea. Perché il Mes senza condizioni può essere molto utile. Inviteremo Conte in Parlamento e ascolteremo ciò che avrà da dirci”.
“Io sono felice della riapertura delle librerie. Ho detto in Senato che le librerie sono farmacie dell’anima e che non avremmo nemmeno dovuto chiuderle, come le edicole. Ma quando penso alla ripartenza, penso alle fabbriche non alle cartolerie. Perché Pasini può produrre acciaio in Germania e non in Italia? Perché la Fila può preparare matite in Francia e non in Italia? Perché la Saxa Gres di Borgomeo e migliaia di piccole e medie imprese perdono quote di mercato perché i competitor europei sono aperti e noi no? Gli europei, non i coreani. Bisogna riaprire. Ci sono oltre cento morti tra i medici: le fabbriche ben gestite sono più sicure degli ospedali e delle case di riposo”.
Si doveva e poteva fare di più, dunque? Quali filiere possono riaprire in tempi brevi? “Si deve e si può. Non mi arrendo, io combatto. Sono stato il primo a porre il tema della riapertura in sicurezza. Eppure mi sono preso dell’irresponsabile e persino le associazioni di categoria sono state in silenzio. In realtà siamo già in ritardo. Restando chiusi in casa alla fine moriremo di fame, non di Covid. Basta burocrazia e codici Ateco. Rovesciamo il ragionamento: chi è in regola con mascherine, guanti e distanze di sicurezza può riaprire. Qui non si tratta di inseguire il profitto, qui si tratta di salvare i posti di lavoro. L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, non sul reddito di cittadinanza e sulla cassa integrazione”.