Il Professor Fabrizio Pregliasco, virologo, è intervenuto su Radio Cusano Campus e ha parlato, tra le altre cose, dei negazionisti del covid: “Questa situazione di negazionismo è legata al fatto che le persone vogliono gettarsi alle spalle la paura sfidando la sorte. Mio figlio ha fatto uno stage in una piccola azienda e la prima cosa che gli hanno detto è “la mascherina la mette chi ha paura” e infatti se ne è andato. L’aspetto altruistico va a farsi benedire in una situazione vissuta come l’attesa di un meteorite che è la seconda ondata. È una sorta di “vita mia mors tua”, togliamo la paura e andiamo avanti in modo spavaldo. Poi succedono le cose come al Billionare. La scelta di dire apriamo le discoteche e balliamo con le mascherine si è visto che non è compatibile”.
Seconda ondata. “Bisogna sperimentare le cose. Non voglio dire che è stato sbagliato aprire le discoteche. Non c’è la certezza di fare procedure esatte in questa situazione. Si va avanti per tentativi ed errori per verificare cosa si può fare. Ci vedo un tentativo che non ha dato i risultati attesi. La seconda ondata è ciò che la storia ci dice essere successa in pandemie del passato. Dobbiamo organizzarci per farci trovare pronti. In questo modo saremo in grado di gestire la convivenza con il virus che è passato da una diffusione epidemica a quella endemica”.
Apertura delle scuole. “Il Servizio Sanitario Nazionale arranca nell’organizzare tamponi e altro. È chiaro se gli diamo uno sgambetto rendiamo tutto più difficile. Non è n caso che ci sia grande attenzione sulla scuola. 8 milioni di studenti e 2 milioni d docenti oltre le famiglie: metà della popolazione italiana è coinvolta. Lo Stato, dovendo garantire il diritto dovere dell’istruzione deve lavorare e proiettarsi in un’organizzazione che tenga conto al massimo della sicurezza. Alcuni elementi possono sembrare eccessivi ma le mascherine nelle scuole servono. Ci sarà una convivenza stretta nelle scuole, è un fatto naturale”.
Errori della Comunità scientifica mondiale. “C’è l’idea che noi riusciamo a governare la natura. Noi invece la scopriamo giorno dopo giorno e le risposte sono state calibrate sulle informazioni ottenute. La scienza va avanti per tentativi ed errori. A noi virologi è stato spesso chiesto di parlare in talk show dove si discute solitamente di politica ed è normale in quei format mettere in evidenza differenze che però non ci sono. Sia le posizioni allarmistiche che le altre hanno tutte un fondo di verità. È vero che questo virus causa malattia banali nella maggior parte dei casi, solo l’1% delle persone colpite ha effetti pesanti, di mortalità. Il virus è diventato un problema quando ha causato un sovraccarico del Sistema Sanitario Nazionale. La malattia è sempre uguale. Ora stiamo guardando la parte non visibile di un iceberg. Dicembre e gennaio, nella fase iniziale, abbiamo avuto una crescita di casi banali arrivati da Wuhan in maniera inconsapevole. Persone hanno cominciato a diffondere il virus, facendo crescere la parte sotto al mare, e alla fine si è determinata la visione della punta dell’iceberg con i casi più gravi e di mortalità. Ora questo iceberg si è sciolto con il lockdown ma l’iceberg si sta riorganizzando. Per questo non dobbiamo far correre i focolai”.
Vaccino. “Dal punto di vista della sanità pubblica l’obbligatorietà è la via più semplice per ottenere l’immunità di gregge. Per questo virus, essendo non contagiosissimo rispetto per esempio al morbillo, servirebbe una copertura del 70%. Ho letto lo studio di colleghi dell’Università Cattolica che hanno riscontrato che ad Aprile il 41% degli italiani non aveva intenzione di vaccinarsi. Intanto è fondamentale fare il vaccino antinfluenzale”.