Continuano ad aumentare velocissimamente i contagi da coronavirus in tutta l’America Latina, Centro America e Caraibi compresi. Nelle ultime ore è stata superata la soglia dei cinque milioni di casi di Covid-19 (5.002.625), che ha ormai provocato in questa parte del mondo più di 202mila morti (202.618). Solo in Brasile, che conta 210 milioni di abitanti, si contano quasi 95mila decessi (per la precisione 94.665).
E’ proprio il Brasile il Paese più colpito. Nell’immenso stato amazzonico il nuovo coronavirus appare tutt’altro che contingentato, tanto che negli ultimi sette giorni si sono registrati una media giornaliera di 995 morti ogni 24 ore. Il paese ha censito nella giornata di ieri 572 decessi e 18.043 nuove infezioni, secondo i dati dell’indagine condotta dal “consorzio indipendente” composto dai media Estadão, G1, O Globo, Extra, Folha e UOL con i dipartimenti sanitari statali: una iniziativa senza precedenti messa in atto dopo la decisione del governo Bolsonaro di limitare l’accesso ai dati sulla pandemia.
Il Messico, con 128 milioni di abitanti, è il secondo paese più colpito della regione, con 443.813 casi confermati e 48.012 morti a partire da questo lunedì. In terza posizione si trova il Perù, con una popolazione di 32 milioni, che ha raggiunto le 428.850 infezioni e i 19.614 morti.
La situazione è ormai estremamente pesante anche in Bolivia dove salgono a dieci i ministri che sono stati contaminati dal Covid-19. L’ultimo della lista è da poche ore Rodrigo Guzmán, titolare del dicastero dell’energia e delle miniere.
Negli ultimi giorni la situazione sembra precipitare anche in Venezuela che in un primo momento era parsa restare ai margini della pandemia ma dove poche ore fa il ministro della comunicazione e dell’informazione Jorge Rodríguez ha riferito di 477 nuovi casi di contagi “autoctoni”, di 71 casi importati e di 6 morti nell’arco delle 24 ore. Rodríguez ha sottolineato che il 30% dei casi “interni”, pari a 141 infezioni, si sono registrati nel distretto della capitale.
In Costa Rica si contano ormai 19.402 casi confermati e 171 morti. La situazione generale e’ tenuta relativamente sotto controllo e dal 1 agosto si riaprono le porte per il turismo internazionale. Ma le autorita’ mantengono alto l’allarme nella consapevolezza che la regione rimane a rischio.
In Guatemala il numero di contagi e’ salito a 451.542 con 2.013 morti. Nonostante l’emergenza sia ancora alta, il presidente Alejandro Giammattei ha disposto da inizio agosto la riapertura graduale delle attivita’ economiche interrotte da marzo, mese in cui era stato anche varato il coprifuoco. Riprende, sotto stretta vigilanza, il trasporto pubblico ma rimangono sospese le attivita’ scolastiche, sociali, sportive e culturali. Ancora chiuse le frontiere gli stranieri.
Nella Repubblica Dominicana, dove ad oggi si contano 73.117 contagi e 1.183 morti, si proclama uno stato di emergenza valido fino al 10 luglio. L’emergenza, che ha determinato lo spostamento a inizio luglio delle elezioni generali previste a meta’ maggio, garantisce al governo di stringere puntualmente il coprifuoco disposto nelle varie province del paese.
Come si vede, la situazione in quella parte del mondo è davvero disastrosa, i numeri parlano da soli. Non si intravede al momento una via d’uscita e ci si chiede fino a quando durerà questa pandemia che in alcuni Paesi latinoamericani soprattutto continua a galoppare, mentre i sistemi sanitari locali sono messi a durissima prova e in qualche caso sono già scoppiati.