Il Consiglio generale degli italiani all’estero – CGIE chiede al Governo italiano interventi a favore degli italiani all’estero che saranno costretti a rientrare in Italia.
“Per i rientri di cittadini italiani iscritti all’Aire nei prossimi 3 – 4 mesi si stimano circa 100.000 rientri da tutto il mondo, in una composizione per paese analoga a quella rilevabile dai dati Istat di espatri degli ultimi 3 anni”.
Nella fattispecie la stima fatta “è basata sulla possibilità che vi sia una maggiore propensione al rientro da parte dei connazionali di più recente emigrazione trasferitesi negli ultimi 3-5 anni e non ancora definitivamente integrati nel tessuto socioculturale dei paesi di arrivo – fa sapere il CGIE specificando che “questi dati sono relativi ai soli cittadini italiani, cioè non comprendono il flusso di nuova emigrazione dall’Italia di immigrati nel nostro paese che a loro volta sono emigrati verso altri paesi”.
“Per molti di loro sono plausibili i rischi di un rimpatrio forzato causato dalla chiusura di piccole e medie imprese o di autonomi, nello specifico di lavoratori interinali con qualificati profili professionali, di occupati nella filiera della gastronomia e ristorazione italiana, di manodopera stagionale e dei frontalieri”, prosegue il CGIE sottolineando che “per questa categoria di cittadini residenti stabilmente all’estero se saranno costretti a rientrare in Italia, il nostro Paese dovrebbe prendere in considerazione, a livello nazionale, la loro integrazione nel mondo del lavoro con un intervento normativo da inserire nel piano della ripresa e dello sviluppo del nostro Paese, favorendo politiche attive al lavoro”.
Il CGIE dunque ritiene “essenziale estendere (non aggiungere) a questi soggetti, compresi i frontalieri, rientrati in Italia per la perdita del lavoro, le indennità previste per le lavoratrici e i lavoratori italiani nelle misure contenute nei DL 9 e 18 di marzo 2020”.