di Dario Borriello – LaPresse
La partita contro il coronavirus entra nel vivo. Il premier, Giuseppe Conte, è al lavoro con gli esperti per studiare le prossime mosse, pensando già a una riapertura “proporzionale e graduale” delle attività, con la fine della quarantena per gli italiani. Che non avverrà a stretto giro di posta, come conferma il ministro della Salute, Roberto Speranza, dopo la riunione del Comitato tecnico-scientifico in cui “è emersa la valutazione di prorogare tutte le misure di contenimento almeno fino a Pasqua”, dunque il governo “si muoverà in questa direzione”.
Il lockdown, infatti, sarebbe scaduto il prossimo 3 aprile. Il picco però “è ragionevolmente vicino”, dice il capo del governo, che non si avventura in previsioni perché “siamo nella fase più acuta” della pandemia. A frenare la “frenesia di emozioni istintive” sulla riapertura è anche il ministro dei rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà. Per l’esponente Cinquestelle “siamo riusciti con fatica e con enormi sacrifici, anche personali, a rallentare la diffusione del contagio” e rimettere in moto di colpo aziende, scuole e uffici “potrebbe rendere vano gli sforzi fatti finora”.
È ipotizzabile, dunque, che proprio in questi giorni possa esserci un nuovo Dpcm, sul quale c’è la massima attenzione e il più stretto riserbo, per evitare che trapelino indiscrezioni. Questo per evitare altre polemiche dal mondo politico, come è avvenuto nelle scorse settimane, con tanto di accuse rivolte alla comunicazione di Palazzo Chigi. Che il portavoce del premier, Rocco Casalino, però, respinge in toto: “Falsità assolute. Non c’è mai stata una fuga di notizie dai nostri uffici e le poche testate giornalistiche che hanno insinuato che sia stato io o il mio ufficio a diffondere le bozze del decreto dell’8 marzo, sanno benissimo che non è così”.