Sofferto avvio della manovra economica “salvo intese” che per “rimodulare” l’IVA aumenta il deficit di 14 miliardi, destina una minima somma allo sviluppo ed avvia una infinità di nuove piccole e grandi tassazioni. Si va dall’aumento del gasolio alle sigarette, dalla “cedolare secca” alla tassa sulle vincite al lotto, ma sta in piedi solo con la speranza di 9 (nove!) miliardi di auspicato quanto illusorio recupero dell’evasione e soprattutto con la mediazione personale di Conte, “pompiere” per definizione.
Due anni fa nessuno di noi conosceva il prof. Giuseppe Conte, oscuro ma ambizioso professore di seconda fila, una comparsata come candidato PD a componente il CSM (ma questo non lo ricorda nessuno). Era appunto un “signor nessuno” quando improvvisamente è diventato premier. In fondo rappresenta una specie di “miracolo italiano” nel senso che nel nostro Paese ci sono migliaia di persone che con più titoli di lui avrebbero potuto aspirare alla carica ma – si sa – la pallina della roulette si ferma sempre su un numero a caso.
Conte non mi è antipatico, anzi, ha la faccia da bravo ragazzo, probabilmente è un furbetto ambizioso ma che – per ora – non ha dato spazio a scandali personali. Una “brava persona”, insomma, una “persona normale” che con il suo ciuffetto piace tanto alle nonne e mamme italiane.
Quello che però mi cominciano a seccare sono la serie di luoghi comuni che dichiara quotidianamente pur di restare a galla. Dichiarazioni ed interviste-fiume in cui cerca di dare ragione a tutti, segue l’onda delle banalità, esprime concetti scontati ed ovvi, mettendo in pratica la regola ferrea di non scontentare nessuno, soprattutto quelli a cui deve il posto. Si vende bene anche perché ha la stampa amica, ma non disturba e usa perfino i congiuntivi con proprietà.
Come giustamente ha scritto Marcello Veneziani, Giuseppe Conte è però anche la dimostrazione di come la politica italiana sia scesa al nulla. Dopo i partiti, i movimenti, le ideologie, l’antipolitica, i tecnici, abbiamo il signor Conte, ovvero uno che era senza esperienza, senza curriculum politico, senza partiti (oppure sì?), senza un’elezione alle spalle. Una specie di anonimo contro il quale è difficile dividersi perché dice cose del tutto logiche, magari oggi il contrario di ieri.
Lui non annuncia perchè al massimo preannuncia, di solito ovvietà. Come i Papi e i dittatori che muoiono sempre in buona salute (fino al giorno prima) Conte ci parlerà del prossimo, radioso futuro anche il giorno delle sue dimissioni e in attesa di fondarsi un suo partitino galleggia come un turacciolo e questa – a ben guardare – è la sua dote migliore.
Mentre però annuncia una “radiosa manovra finanziaria” (addirittura!) all’ossequiente Corrierone (che gli dà spazio a valanga) si intravedono foschi nuvoloni: tenere quotidianamente insieme Renzi con la banda degli altri rischia di diventare una missione impossibile, anche per l’inossidabile ed inaffondabile professor Conte.