E’ ancora troppo presto per capire come (e se) funzionerà il nuovo governo dell’intesa Di Maio & Salvini, affidato a Giuseppe Conte al quale va dato il tempo per provarci, ma con il corretto dovere di verificarlo alla prova dei fatti.
Non so se questo sarà davvero l’inizio della “terza repubblica” auspicata da Di Maio, so che dopo 80 giorni di crisi o si andava al voto o questa era di fatto l’unica scelta possibile, anche se alle spalle del nuovo governo giallo-verde si delinea già una delicata scissione del centro-destra, che politicamente non è certo un buon debutto.
Credo che se si fosse votato in autunno il centro-destra avrebbe vinto anche con questa legge elettorale, ora si rischia di perdere l’attimo fuggente e Salvini si starà già rendendo conto di come non sia facile essere socio di minoranza in un governo dove per due terzi conteranno i voti grillini.
Non vorrei dare l’impressione ai lettori di non voler “scegliere” un giudizio pro o contro il nuovo governo, ma davvero bisognerà attendere per giudicare, perché finchè si resta sul piano delle parole non c’è ancora concretezza, come per il famoso “contratto” tra le parti, che vedremo se e come sarà effettivamente attuato.
Intanto i mercati finanziari non sembrano apprezzare (…). Ripeto: il Paese ha davvero bisogno di cambiamento, ma su ogni tema solo i fatti daranno risposte.
Per esempio il delicato tema europeo: dobbiamo in qualche “ricontrattare” i nostri rapporti con l’ Europa, ma ovviamente ci saranno dei rischi (qualcuno pensi a quello che è successo in Grecia…), anche perchè nessuno ancora ha spiegato come si recupereranno qualche decina di miliardi per dare concretezza al programma di governo.
Mi auguro che non ci si limiterà a questioni di facciata, di slogan, mentre intanto mi preoccupa la divisione del centro-destra che porterà a notevoli ripercussioni anche sul piano locale e regionale: forse la Lega avrebbe raccolto di più attendendo o operando per un possibile svuotamento di FI, piuttosto che mettendo in crisi una alleanza per sceglierne un’altra con un coinquilino problematico.
Questo aspetto politico riapre una crepa che si poteva evitare andando al voto e vincendo, anche perché ricordo che i deputati eletti con il sistema uninominale nei collegi non dovrebbero auto-considerarsi solo del proprio partito, ma espressione di uno schieramento e sicuramente – qualsiasi posizione prenderanno verso il nuovo governo – non rappresenteranno che una parte degli elettori che li hanno eletti appena tre mesi fa.
Sistemata la squadra vedremo soprattutto come si muoverà questa nuova maggioranza, anche se tutta Italia capisce che delle riforme profonde non sono più dilazionabili e ribadisco che un cambio generazionale e di mentalità era ed è necessario.
Esprimo piuttosto un mio personale scetticismo sulla scelta del leader, soprattutto perché non ho capito quali particolari capacità possa avere – almeno in partenza – uno sconosciuto prof. Giuseppe Conte il cui curriculum – a parte i sospetti di “taroccamento” – mi sembra solo racconti di uno dei tanti esponenti di quel mondo di “prof” spesso auto-referenziati che strizzano perennemente l’occhio alla politica.
Restano gli esclusi: il PD ha vinto un terno al lotto a passare all’opposizione, perché avrà così tutto il tempo di disintegrarsi all’interno, ma l’opposizione è anche la miglior medicina per riprendersi approfittando dei possibili errori altrui, mentre Berlusconi e Forza Italia (con FdI e la Meloni) sono rimasti in bianco ed è ovvio che ora non gongolino ipotizzando disastri.
Personalmente avrei visto con simpatia un Fdi che partecipasse direttamente a questa avventura, ma per andare al governo bisogna innanzitutto essere invitati a farne parte. Fossi stato Giorgia Meloni avrei però insistito per far parte della squadra e semmai andarsene un domani se le cose non avessero funzionato bene: se Fratelli d’Italia ambisce ad essere una forza politica di chiaro rinnovamento “da destra” e capace di assorbire consensi non doveva rimanere fuori da questo tentativo di rinnovamento.
Resta sullo sfondo quello che sarà il vero nodo di fondo, ovvero i rapporti con i 5 Stelle, che non sono clienti facili ma anzi – a volte – decisamente indigesti. Questo non per un preconcetto ideologico, ma per dimostrata superficialità, demagogia, arroganza nell’insistere ad autoproclamarsi di essere “diversi” quando invece alla fine contano i singoli e per ora nei 5 Stelle di superman non se ne sono visti.
Penso comunque che l’Italia abbia ora bisogno di un governo: facciamolo partire, vediamo i fatti e alla fine – senza preconcetti – valuteremo i risultati.