Mentre l’allegra compagnia di 42 sottosegretari con 10 vice-ministri vanno ad integrare i 21 ministri del Conte-bis, ho ricevuto moltissimi commenti alla mia “rabbia” manifestata su IL PUNTO con il pezzo di settimana scorsa per il nuovo governo giallorosso: chi condivide, chi mi critica, qualcuno che in particolare se la prende con me perché “ho trattato male” Mattarella.
Il Presidente Mattarella l’ho conosciuto personalmente per diversi anni in Commissione Esteri alla Camera: ottimo rapporto personale, un signore compito mai sopra le righe. Ma è questo il punto: è stato un buon “arbitro” questo mese? Con tutta franchezza non ce l’ho con lui se Conte ha avuto la nuova investitura: se un potenziale premier arriva al Quirinale con una maggioranza parlamentare, il Presidente (che peraltro ne sarà stato personalmente molto, molto contento) non può che accettarla ma – per esempio – un buon arbitro avrebbe potuto subito chiedere a Conte, vista la situazione, di nominare in Europa un “Commissario” tecnico super partes, non un ex presidente del consiglio targato PD.
Ma come si può pretendere che buona parte degli italiani (anzi la netta maggioranza, stando anche ai sondaggi del Corrierone della Sera, già schieratosi – come quasi tutti i giornali – pro Conte 2) non si sentano presi in giro se viene piazzato a Bruxelles proprio un Gentiloni espressione quasi “fisica” dei due partiti perdenti alle elezioni europee?
Sono queste le cose che fanno crollare la credibilità e la “terzietà” di Mattarella che si conferma essere uomo del PD, non “notarile” o “super partes” come a sinistra si dice. Conte chiede fiducia, meno polemiche e senso di unità, ma nominando Gentiloni già il suo primo atto è stato divisivo e di parte: Mattarella ha forse preso qualche precauzione, ha dato consigli, ha chiesto equilibrio nella scelta? Non risulta!
La seconda cosa che mi disturba è che dal Quirinale si chiedano ora all’Europa (oltre a una nuova politica sui migranti) nuovi indirizzi economici e – di fatto – l’allentamento dei vincoli di bilancio per rilanciare il paese. Quindi se Salvini chiedeva una manovra in deficit non andava bene ed avrebbe affondato l’Italia, se invece adesso la stessa manovra la farà il PD diventa ok.
Anche la matematica è insomma diventata un’opinione, mentre gli osservatori più attenti non hanno potuto non notare la straordinaria affluenza alla manifestazione indetta da Giorgia Meloni e FDI lunedì mattina a Roma cui aveva poi anche aderito la Lega. Sono segnali profondi dei sentimenti di un “paese reale” e spiace – per esempio – che Forza Italia e Berlusconi non se ne rendano conto.