Semaforo verde della Corte Costituzionale al ricorso per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato dal Presidente della Repubblica nei confronti della Procura di Palermo. I giudici della Corte, riuniti in Camera di Consiglio, hanno dichiarato ammissibile il ricorso del Capo dello Stato proposto dopo che emerse che alcune sue conversazioni telefoniche con Nicola Mancino erano state intercettate: le registrazioni erano state effettuate indirettamente quando i magistrati palermitani, che indagano sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, misero sotto controllo l’utenza dell’ex ministro dell’Interno, su cui pende una richiesta di rinvio a giudizio per falsa testimonianza.
I contenuti di quelle telefonate, definiti penalmente irrilevanti degli stessi inquirenti, non sono noti, ma la notizia di quelle conversazioni è finita sulla stampa. Il procuratore di Palermo, Francesco Messineo, e i sostituti Nino Di Matteo e Antonio Ingroia hanno sempre sostenuto che quelle registrazioni possono essere distrutte solo se lo decide il gip, in un’apposita udienza. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, invece ha ritenuto lese le proprie prerogative tutelate dall’articolo 90 della Costituzione e si è rivolto alla Consulta. Non uno "scontro" con la Procura palermitana – ha piu’ volte evidenziato il Quirinale – ma un’azione che mira a far chiarezza sul perimetro delle immunità del Capo dello Stato e a riconoscere un principio costituzionale.
Quello arrivato oggi è solo un primo via libera di carattere tecnico-processuale, largamente atteso nell’esito: nessun dubbio infatti sulla fondatezza oggettiva del ricorso n‚ sul fatto che le parti si qualifichino come poteri dello Stato. Solo con la trattazione nel merito si entrerà nel vivo della vicenda. I tempi per arrivarci dovrebbero essere piuttosto stretti.
L’ufficialità si avrà solo nelle prossime ore, quando l’ordinanza della Corte, che dispone anche dei termini, sarà depositata. Ma dalle prime indicazioni che emergono, i giudici avrebbero dato solo sette giorni di tempo al Colle per la notifica del ricorso alla controparte, ossia la Procura di Palermo – che dovrà poi decidere se costituirsi – e intenderebbe affrontare già entro novembre l’esame di merito.
I magistrati palermitani, che continuano a difendere il proprio operato, si attendevano il sí al ricorso. "Non siamo sorpresi. La valutazione di ammissibilità è un passaggio processuale, serve a stabilire se ci sono i presupposti astratti del conflitto di attribuzione", commenta Messineo. "Ma – aggiunge – non ha nessuna incidenza sulla fondatezza dei contenuti, quindi sul ricorso". "E’ andato tutto come previsto, la decisione della Consulta non mi sorprende affatto. Aspettiamo adesso di vedere cosa succederà nella prossima fase, solo allora la vicenda entrerà nel vivo", aggiunge Ingroia. "Resto convinto che abbiamo agito nel pieno rispetto della normativa vigente", ribadisce Di Matteo, assicurando che il lavoro sulle inchieste continuerà "tranquillamente".
Non mancano, ovviamente, implicazioni politiche, vuoi per il ruolo di Napolitano – che tra l’altro terminerà nei prossimi mesi il proprio mandato – vuoi perch‚ è in gioco l’uso di intercettazioni, tema tornato incandescente nelle ultime settimane. Non è casuale, tra l’altro, che siano stati indicati ben due relatori, tra i giudici costituzionali, per la disamina del ricorso, scelti anche in un’ottica di "par condicio", se cosí si puó dire: Gaetano Silvestri e Giuseppe Frigo, entrambi di nomina parlamentare, il primo eletto su indicazione del centrosinistra, il secondo del centrodestra.
Quale scenario potrebbe aprirsi in fase di merito? Un’indicazione arriva da un presidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli, che prospetta due possibili strade: "La Corte – spiega il giurista – potrebbe sollevare dubbio di legittimità costituzionale di fronte a se stessa per la legge ordinaria nelle parte in cui non prevede la distruzione delle intercettazioni occasionali del Capo dello Stato. Oppure potrebbe ritenere immediatamente operativo il divieto a intercettare ricavandolo per via interpretativa dalla Costituzione, partendo dall’art. 90 sulle immunità del Capo dello Stato".
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