Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat, afferma che la Fiat ha bisogno di avere le mani libere, rassicurando, nel contempo: "La cosa importante, per il momento, è che abbiamo identificato Mirafiori come l’unico polo industriale in cui produrre la vettura per la Jeep". Inoltre "stiamo cercando di vedere se fare o non fare il suv Alfa Romeo. Se si fa si fa a Mirafiori".
La lettera con cui l’AD di Fiat annuncia l’uscita dalla Confederazione, accusando Emma Marcegaglia di aver contribuito, con l’accordo del 21 settembre, “a snaturare” l’articolo 8 della manovra, è molto chiara. Il vero problema della Marcegaglia pertanto, ora, è il controsenso nel quale si è andata a cacciare essa stessa: con l’uscita di Fiat, Confindustria è sempre più nelle mani dei grandi gruppi pubblici, come Enel, Eni, Finmeccanica, Ferrovie: si prospetta insomma una controversia agguerrita anti-governo, ma l’associazione degli industriali in realtà rappresenta, guarda caso, i propri soci di riferimento, fra cui anche grandi gruppi pubblici, appunto.
Si possono benissimo menzionare le dichiarazioni di stampo politico che Emma Marcegaglia ha diffuso nei giorni scorsi: "Basta con questo stallo, servono le riforme", ha detto parlando nel modenese. Qualche giorno dopo i giovani industriali, galvanizzati dalla presidentessa attivista, avevano annunciato cinque punti da sottoporre al governo per rilanciare lo sviluppo nel nostro Paese. Altri imprenditori del Cnel hanno contestato Sacconi; Diego Della Valle, in una lettera pubblicata a pagamento con grande risalto sui maggiori quotidiani nazionali, ha definito "spettacolo indecente" l’operato di alcuni schieramenti politici.
Ora però Marchionne, fortunatamente, prende nettamente le distanze: "Siamo lontanissimi da tutto questo, siamo di una semplicità e innocenza eccezionale, lo facciamo in maniera onesta. Ci facciano fare gli industriali". Insomma: “il vaffa de Marchionne, la Marcegaglia se l’è annato a cercà col lanternino!”, dicono a Roma.
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