Si è aperta a Roma (27/28 luglio) l’11esima Conferenza degli Ambasciatori d’Italia. Gli avvicendamenti nella guida del Governo e nelle Ambasciate rendono necessaria la convocazione periodica degli Ambasciatori. Gli interventi del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, del Capo del governo Matteo Renzi e del ministro degli Affari Esteri Paolo Gentiloni, segnano lo straordinario rilievo della Conferenza circa l’indirizzo della politica internazionale del nostro Paese alla luce degli eventi che via via si susseguono nel Mondo.
Complessivamente sono 125 le Ambasciate italiane: 27 nell’Unione europea, 16 nell’Europa extra Ue, 21 nelle Americhe, 18 nel Mediterraneo e Medio Oriente, 20 in Africa sub-sahariana e 23 in Asia e Oceania. Allo stato dei fatti, la mappa delle Ambasciate è più estesa di quella consolare. Pensate, dopo le tante chiusure avvenute in questi ultimi anni, solo 79 uffici consolari sono rimasti: 19 nell’Ue, 9 extra Ue, 29 Americhe, 5 Mediterraneo e Medio Oriente, 3 Africa sub-sahariana e 14 in Asia e Oceania. Infine 85 sono gli Istituti di cultura: 34 nell’Ue, 8 nell’Europa extra Ue, 18 nelle Americhe, 10 nell’area del Mediterraneo e Medio Oriente, 3 in Africa sub-Sahariana e 12 in Asia e Oceania.
I numeri parlano chiaro. Oggi sono le Ambasciate le strutture istituzionali più ramificate e possenti dello Stato italiano. Nelle Ambasciate e nelle Rappresentanze permanenti presso Organismi internazionali lavora il 63 per cento del personale all’estero: 3.209 su un totale di 5.125 addetti. Nei consolati lavorano 1.502 impiegati e negli Istituti di cultura 414. Il dimagrimento strutturale delle Istituzioni italiane all’estero ha riguardato in particolare gli Uffici consolari: nei soli ultimi 2 anni sono state chiuse ben 13 sedi. Sono scomparsi i Vice Consolati e le Agenzie consolari sono appena 3. Le Ambasciate negli ultimi anni son passate da 127 a 125 e le Rappresentanze Permanenti presso Organismi internazionali da 9 a 8. Sempre 1 la Delegazione Diplomatica Speciale. Complessivamente l’Italia ha all’estero 298 Uffici, 21 in meno rispetto al 2012. I dati sono piuttosto uniformi. Non vi sono aree geografiche dove predominano certe tipologie di uffici rispetto ad altre, se non che l’Unione europea e l’Europa ex-Ue registrano circa 1/3 del totale degli Uffici e del personale dislocati all’estero.
Negli ultimi dieci anni, oltre alla considerevole riduzione degli uffici consolari, avvenuta soprattutto in Europa, emerge il dato della diminuzione del personale di ruolo del Maeci, passato da 5.166 del 2004 a 4.043 unità nel 2014. Il personale non di ruolo è composto da 2.556 impiegati a contratto, dei quali, 2.472 in servizio presso le sedi all’estero. A subirne le spese sono state le aree funzionali, cioè gli impiegati (conseguentemente i servizi) che sono passati da 3.931 a 2.935 unità. Meno mille impiegati in 10 anni. Mentre il numero dei diplomatici è rimasto pressappoco lo stesso: 994 nel 2004, 932 nel 2014. L’aumento riguarda unicamente il numero dei dirigenti amministrativi, passato da 35 a 44, sempre negli ultimi 10 anni.
Da ciò si ricava che l’indebolimento della politica estera italiana è la risultante di più fattori. Non solo perché sono cresciuti gli attori internazionali di maggiore peso e prestigio, ma anche per le scelte del governo italiano di penalizzare il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
L’altro dato molto importante da considerare è la diminuzione della percentuale di risorse finanziarie del Bilancio dello Stato destinata al Maeci. Pur se apparentemente in termini assoluti le risorse del 2005 (2 miliardi e 150 milioni di euro) sono le stesse del 2015 (2 miliardi e 171 milioni di euro), la percentuale del Bilancio dello Stato è passata dallo 0,33 per cento del 2005 allo 0,26 per cento del 2015. E i dati che ha messo a disposizione il Maeci nell’annuario appena pubblicato, ci mostrano addirittura che l’incidenza dei costi del personale è cresciuta, mentre è diminuita la parte destinata agli interventi. Di questo passo avremo strutture che non incideranno minimamente sul territorio dove esse operano. Saranno solo tante “bandiere” a sventolare il Tricolore. E, in molti casi, in strutture inadeguate e spesso al limite dell’agibilità.
Tutto questo mentre cresce la domanda di Italia. Gli introiti attraverso le entrate erariali sono aumentate: nel 2014 sono state di 107 milioni di euro, che arrivano a 140 milioni con le tasse sui passaporti (+ 9 per cento). E’ aumentato anche il numero dei corsi di lingua e cultura italiana organizzati dagli Istituti Italiani di Cultura (+ 3%).
Io ritengo che bisogna fare uno sforzo per cambiare direzione di marcia. La politica estera non si sviluppa solo con le missioni internazionali di Pace, ma con la presenza sul territorio di strutture ed iniziative, come fanno altri grandi Paesi europei (Francia e Germania).
Dall’11esima Conferenza degli Ambasciatori in Corso a Roma mi aspetto uno scatto di orgoglio da parte delle massime rappresentanze istituzionali. L’Italia è un grande Paese e deve ritrovare quel ruolo – in primis, all’interno dell’Unione europea – che storia, cultura, peso economico e posizione geografica le affidano. Dell’Italia c’è molto bisogno nel mondo. Ne hanno bisogno quei 5 milioni di connazionali residenti all’estero. Cari Ambasciatori, l’appuntamento dell’undicesima Conferenza è una preziosa occasione per un confronto aperto sui grandi temi dell’italianità nel mondo. Non sprechiamola!
On. Gianni Farina, membro della Commissione Esteri della Camera
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