Una cosa è certa: durante il periodo di amministrazione americana del presidente Donald J. Trump non vi sono state guerre. Semplicemente, Trump ha capito che serviva la realpolitik. Il presidente russo Vladimir Putin rispettava il tycoon per questo motivo. Questo non significava affatto che Trump fosse filo-russo. Semplicemente, al di là delle apparenti mattane, Trump ragionava con realismo. Sapeva che fare entrare l’Ucraina nella NATO sarebbe stato un problema, per via della situazione interna molto complessa.
Andare a toccare un Paese del quale una parte importante era (ed è tuttora) legata alla Russia avrebbe comportato il rischio di trovarsi nella situazione nella quale ci troviamo oggi.
La politica di Trump era molto semplice: ognuno doveva avere la sua sfera d’influenza. Così, il blocco occidentale (Stati Uniti ed Europa) aveva i suoi confini non oltre le repubbliche baltiche, la Polonia, la Slovacchia e la Romania. Questi Paesi erano sì del Patto di Varsavia. Addirittura, le tre repubbliche baltiche (Estonia, Lettonia e Lituania) erano parte dell’Unione Sovietica. Però, tali Paesi erano anche ostili alla Russia ed avevano legami storici e culturali con l’Europa occidentale. Basti pensare alla natura latina della Romania, al passato legato ai cavalieri dell’Ordine Teutonico dei Paesi baltici e alla regina italiana della Polonia Bona Sforza.
Dunque, un ingresso nella NATO di questi Paesi sarebbe stato naturale.
Lo stesso discorso non si poteva fare con Paesi come la Bielorussia e l’Ucraina, per via dei forti legami storici con Mosca. Equiparare l’Ucraina alla Polonia è stato un errore. Più in là non ci si poteva spingere. Trump sapeva che spingersi più in là avrebbe comportato rischi per la pace dell’Europa stessa. Probabilmente, se Trump fosse stato al posto dell’attuale inquilino della Casa Bianca Joe Biden quanto successo in questi giorni non sarebbe accaduto. Ci sono limiti oltre i quali non si può andare.