Trump intende combattere l’ideologia woke che ha distrutto le università americane. Basta con i programmi gender, basta con le teorie del genere o della razza, basta con i programmi D.E.I., basta con la discriminazione positiva, basta con l’antisemitismo e soprattutto basta con la follia green. D’ora in poi le persone verranno valorizzate in base al merito e non in base al colore della pelle o al sesso.
I generi per Trump sono due: maschio e femmina. Fine della propaganda gender nelle scuole. Finita la cancel-culture. Fine della decostruzione della civiltà occidentale. Laurie Ruben professore al Brooklyn College, New York, nell’agosto 2020 dichiarò che affermare che 2+2 è uguale a 4 è sintomo del suprematismo del patriarcato bianco.
Per i wokisti l’identità bianca è intrinsecamente razzista. I wokisti volevano abolire il Columbus Day perché secondo loro Cristoforo Colombo era razzista. L’estrema sinistra wokista francese voleva trasformare Notre-Dame de Paris in un centro di accoglienza e di ricerca femminista, queer, trans e antifascista.
Per i wokisti la logica è razzista, così come la matematica. Nel novembre 2022 il prestigioso Shakespeare’s Globe Theatre, di Londra, si trasformò in teatro woke e volle reinventare Giovanna d’Arco in icona non binaria che rinnega la sua identità femminile. I wokisti, in nome della libertà e della diversità, sono favorevoli al velo integrale islamico.
A Bordeaux, nel 2018, i wokisti volevano iscrivere gli alberi nel Codice Civile come “soggetti di diritto, esseri viventi titolari di diritti”.
Per i wokisti le donne possono avere il pene e gli uomini possono restare incinti.
Il premier canadese Trudeau aveva fatto installare nel Parlamento canadese distributori di assorbenti per uomini che si sentono donne.
Per i wokisti la scuola non deve istruire, ma indottrinare e i testi letterari devono essere completamente rivisitati.
Fortunatamente con Trump queste follie vengono accantonate e bandite. Con Kamala Harris non sarebbe stato così. Chissà se anche in Europa si seguirà l’esempio americano: ce lo auguriamo tutti.