Secondo quanto scrive Il Giorno oggi in edicola, il coronavirus spinge la pasta, meglio se 100% italiana.
Nei primi sei mesi dell’anno i pastifici italiani, infatti, hanno dovuto affrontare un picco di richieste, che si è tradotto in una crescita a doppia cifra della produzione in valore. I consumi di spaghetti e maccheroni con grano duro di origine solo nazionale – conferma il report Ismea ‘Tendenze sul frumento duro’ – nel primo semestre mettono a segno aumenti del 23% in quantità e del 28,5% in valore. Questo in controtendenza rispetto all’andamento in calo degli acquisti nazionali di pasta generica.
Il dato conferma “in un comparto ormai maturo, che il richiamo all’origine nazionale della materia prima ha fornito un forte e nuovo stimolo per le famiglie”.
Il peso della pasta 100% italiana sui consumi totali di quella di semola secca, segnala Ismea, è costantemente aumentato: da una quota del 14% in volume e del 17% in valore nel 2018, ha superato nei due casi il 20%.
Durante i mesi del lockdown, in analogia a quanto verificatosi per l’intero comparto alimentare, anche le vendite di pasta sono risultate in netto aumento: nei primi sei mesi del 2020 fanno infatti segnare una crescita su base annua dell’8% in volume, e del 13,5% della spesa.