Ovviamente io sono per Trump. Come sempre, per i perdenti, quelli massacrati dai media, quelli che hanno qualche qualità ma riescono a distruggerle. Ma la battuta di Donato Moscati, che è un mio eccellente allievo, è fichissima. E quindi le do il posto d’onore. Trump perde di sicuro, o addirittura si ritirerà sotto una pressione sempre più insostenibile: vincerà quella grande paracula di Hillary, da trent’anni al potere, alleata solidale e complice di ogni potere istituzionale e oscuro, la moglie esemplare che, per non perdere lo status e difendere (ipocritamente?) la famiglia, ha incassato senza smorfie e senza tentennamenti le rivelazioni sugli “atti sessuali impropri” del marito Bill con Monica Lewinsky (e non solo con lei, dicono tanti: così ha accusato Trump, che pure ha vizietti suoi e un linguaggio sguaiato).
Però, Trump mi piace perché fa paura alla Casta, un po’ – permettetemi il volo pindarico – come la Casta italiana ha paura dei nostri grillini – che sono senza macchia, a differenza di Donald, salvo pasticci gaffe incompetenze e sviste. Viva Trump, viva i grillini: mi piacerebbe che menassero un po’ di botte ai soliti noti, ma temo che almeno in America non succederà.
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