La diffusione dell’italiano nel mondo è inseparabile dalla straordinaria vitalità economica, politica, sociale e artistica che ha caratterizzato alcune fasi della storia del nostro Paese, in luoghi diversi nel corso dei secoli.
Già dal Medioevo l’Italia ha rappresentato il crocevia tra il mondo romanzo-germanico, quello greco e quello islamico. I primi italianismi presenti in altre lingue di area europea sono attestati a partire dal XII secolo. Le parlate italo-romanze presenti sul territorio italiano erano percepite come lingue diverse tra loro e gli stessi abitanti italiani erano denominati, dagli stranieri, come lombardi, toscani, genovesi, pugliesi, ecc.
In una prima fase furono i principali porti, le città italiane affacciate sul mare come Genova sul versante occidentale e Venezia a oriente, a detenere il primato sulla pratica navale e mercantile, esportando così anche molta terminologia marinaresca, commerciale e finanziaria. Con la mediazione del francese alcuni italianismi in quest’epoca arrivarono fino all’Europa settentrionale (come ad esempio l’olandese fregat per ‘fregata’), mentre il neogreco e il serbocroato contribuirono a far arrivare alcune parole di origine italiana fino al turco, all’ungherese, al bulgaro e al rumeno (come il turco marinar per ‘marinaro’).
La crescita commerciale ed economica, tra Duecento e Trecento, indusse a inventare strumenti finanziari adeguati come la lettera di cambio, le assicurazioni, il sistema della partita doppia, fino alla nascita del sistema bancario: si diffusero allora termini finanziari fuori d’Italia, insieme alle diverse monete, dal fiorino di Firenze, al ducato di Genova alla stessa lira che arrivò fino all’Impero Ottomano. La Curia romana, che fino al Duecento aveva affidato la gestione dei suoi beni a banchieri ebrei, iniziò a rivolgersi ai banchieri fiorentini e i Medici iniziarono la loro ascesa aprendo filiali in tutto l’Occidente europeo.
Risale al medioevo anche il grande apprezzamento per la tradizione letteraria italiana: Dante, Petrarca e Boccaccio furono conosciuti molto presto fuori dai confini nazionali e i tre grandi capolavori – la Commedia, il Canzoniere e il Decameron – esercitarono un’influenza profonda sulla letteratura europea diventando tramiti di forme metriche (si consideri anche solo il caso del sonetto), di stili e generi (in particolare con il petrarchismo), nonché, e questo perdura ancora oggi, i rappresentanti più illustri della bellezza e dell’armonia della lingua italiana. La Divina Commedia che ebbe una nuova riscoperta in epoca romantica, anche da parte di artisti (come Auguste Rodin e Gustave Doré) resta ancora oggi l’opera che maggiormente attira gli stranieri verso lo studio della lingua italiana.
Le grandi corti rinascimentali favorirono ulteriormente l’incontro tra letterati, artisti, architetti italiani e stranieri: molti stranieri vennero in Italia attratti dalla bellezza e raffinatezza della vita di corte, e molti italiani iniziarono ad andare all’estero “esportando” modelli, gusti, stili. Molti giovani stranieri venivano a studiare nelle prestigiose università di Bologna e Padova (le prime in Italia) e dal Cinquecento diventò usuale per i nobili nordeuropei fare il viaggio di formazione in Italia. Inizialmente erano soprattutto tedeschi (questo viaggio aveva il nome di Kavaliersreise, ‘viaggio del cavaliere’), ma dal Settecento si affermò la moda del Grand Tour (termine francese, attestato però dal 1670 in uno scrittore inglese), pratica francese che ben presto privilegiò come meta le principali città italiane.
Parallelamente iniziò anche una sorta di emigrazione intellettuale dall’Italia: Leonardo da Vinci, Baldassarre Castiglione, Francesco Guicciardini, Tiziano, Andrea del Sarto, Benvenuto Cellini, Jacopo Sannazzaro, Torquato Tasso, Giovan Battista Marino, Metastasio, Gabriele Rossetti sono solo alcuni nomi di personalità italiane che portarono la loro maestria fuori dall’Italia; un fenomeno che proseguirà anche nei secoli successivi con Goldoni, Alfieri, Foscolo, Manzoni, D’Annunzio, Marinetti e molti altri.
L’italiano diventò anche la lingua del teatro, delle maschere della commedia dell’arte che, fin dalla fine del Cinquecento, con le opere di Machiavelli, Ariosto, Aretino, raggiunse le principali corti europee; lo straordinario successo determinò la nascita di teatri stabili italiani (soprattutto in Francia, a Parigi) e la conseguente ulteriore diffusione della lingua italiana. Con l’invenzione del “recitar cantando”, dell’opera, l’italiano estese la sua influenza anche in ambito musicale, ma soprattutto diventò lingua ascoltata da un pubblico comune di spettatori, uscendo dall’esclusiva circolazione scritta e colta cui era stata destinata la nostra lingua.
A partire dalla seconda metà dell’Ottocento, il fenomeno dell’emigrazione di molti italiani all’estero ha avuto proporzioni enormi: è stato calcolato che tra il 1876 e il 1976 sono partiti dall’Italia circa 25 milioni di persone. Si trattò di un’emigrazione fondamentalmente dialettofona e in larga prevalenza di analfabeti: la prima ondata di espatri quindi esportò principalmente i dialetti che progressivamente hanno prodotto una serie di varietà sviluppatesi dall’incontro tra i dialetti italiani e le lingue dei paesi di arrivo. Si sono però costituite anche comunità inizialmente italofone che hanno trasmesso alle nuove generazioni l’interesse e la passione per l’italiano: in una prima fase lo scopo era essenzialmente quello di mantenere vivi i contatti con la terra d’origine, oggi i figli e i nipoti degli emigrati guardano all’Italia anche come meta professionale, spinti dall’esigenza di lavorare con aziende e industrie italiane.
Negli ultimi decenni la maggiore facilità di movimento ha favorito il turismo di massa: le bellezze artistiche e naturali, la gastronomia, i prodotti tipici, il design e lo sport continuano ad attirare gli stranieri – soprattutto i giovani – che numerosi intraprendono lo studio della nostra lingua.
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