Coltivava da sè sul balcone di casa la marijuana che, ha detto, gli serviva per curare l’insonnia e svariate patologie di origine nervosa: oggi, a Torino, lo ha dichiarato “non punibile” per “fatto di tenue entita’” al termine di un processo per direttissima. Il protagonista della vicenda e’ un quarantottenne che lo scorso 16 giugno era anche stato messo ai domiciliari (per poi tornare in liberta’ il giorno successivo) dopo un intervento della polizia. La pubblica accusa aveva chiesto sei mesi di reclusione.
“Il punto – ha spiegato il difensore dell’uomo, l’avvocato Vittorio Pesavento – e’ che reperire la marijuana per uso terapeutico nelle farmacie e’ ancora piuttosto difficile. Basti pensare che il mio cliente ne ha ordinato un quantitativo in farmacia il 27 giugno e gli e’ arrivata solo ieri”. A quanto pare, la quantita’ coltivata in Toscana dall’Istituto farmaceutico militare di Firenze non e’ molto consistente, e l’Olanda destina all’Italia solo una parte della produzione. L’uomo (che secondo il suo legale “e’ intollerante ai farmaci tradizionali”) ha dimostrato che la cannabis gli e’ stata prescritta da un medico di Pavia specialista in anestesia, rianimazione e terapia del dolore.
La scelta di allestire la piccola piantagione – cannabis autofiorente, con sette piantine a foglie verdi alte 70 cm, vaso compreso – era dettata, secondo l’avvocato, da uno “stato di necessita’”.
Il giudice Paolo Gallo, una volta preso atto che la coltivazione e’ vietata, ha comunque stabilito che il fatto era di lieve entita’. A denunciare il quarantottenne era stato il figlio “per ragioni che il processo – ha commentato Pesavento – non ha chiarito”.