L’ambasciatore Umberto Vattani descrive l’impegno del ministero degli Esteri per la diffusione dell’arte e della cultura: “È stato soprattutto il campo delle arti visive a rivelare all’opinione pubblica la capacità di agire della Farnesina”.
L’impegno è nato già negli anni ’70 attraverso la promozione dell’immagine dell’Italia “facendo leva sulla cultura e il sapere in una molteplicità di settori: dalla ricerca scientifica all’architettura, dall’arte alla tecnologia, dalla medicina al design”.
La sua riflessione è contenuta nel catalogo “Oltre i confini. I vent’anni della Collezione Farnesina 1999 – 2019 Le nuove acquisizioni” pubblicato in occasione dei 20 anni dell’avvio di quel progetto di cui lui stesso fu l’ideatore e realizzatore: la Collezione Farnesina, composta da 476 opere di 250 artisti. Il catalogo, edito per la conferenza degli ambasciatori e la visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, mostra alcune delle più recenti acquisizioni del ministero: Marino Marini, Emilio Vedova, Emilio Greco, Arnaldo Pomodoro, Mimmo Paladino, tra gli altri. Venti nuove opere esposte in occasione della tre giorni di conferenza del corpo diplomatico italiano a Roma.
Come ricorda l’attuale segretario generale della Farnesina Elisabetta Belloni nel catalogo, fu proprio grazie a Vattani, infatti, che nel 1999, “la collezione cominciò ad assumere la sua attuale fisionomia, caratterizzata da un’alta qualità artistica, tanto da rappresentare sempre più spesso un punto di riferimento per le attività di promozione culturale del nostro Paese all’estero, in particolare nel campo delle arti visive”.
Un progetto ambizioso portato avanti grazie alla “formula giuridica destinata a riscuotere un grande successo: il comodato gratuito”, spiega Vattani.
Prima che nascessero grandi musei come il Maxxi a Roma, il Madre a Napoli, il Mart a Rovereto, il Museo del Novecento a Milano, “il ministero degli Esteri – scrive l’ambasciatore – aveva già realizzato una collezione sufficientemente rappresentativa delle principali correnti artistiche dell’arte italiana del XX secolo. Per dimostrare – era questo l’intento – alle alte cariche della diplomazia, alle delegazioni straniere, ai visitatori, che l’Italia non era solo la terra di Giotto, di Leonardo, di Michelangelo o di Caravaggio, ma anche di Boccioni, Balla, Burri, Pascali e di Boetti”.