A 94 anni era partito da Cajamarca, in Peru’, per raggiungere la figlia e i nipotini a Roma, convinto che quello sarebbe stato l’ultimo incontro con i propri cari. Oggi, a dodici anni di distanza, nonno Arcenio, 106 anni lo scorso 18 luglio, e’ ancora nella Capitale, in quella Citta’ Eterna, che lo ha accolto e gli ha ‘regalato’ un permesso di soggiorno per ‘motivi umanitari’, e farlo cosi’ rimanere vicino all’amore della sua famiglia. Oggi la sua vita da ‘clandestino’ e’ finita. Dopo tanti anni passati ‘illegalmente’ in Italia, per lui e’ arrivato l’ennesimo rinnovo del visto che gli consentira’ di restare sul suolo italiano fino al 2013, in attesa – ci spera tanto anche lui – della ‘cittadinanza onoraria’.
Ex poliziotto prima ed agente di sicurezza per una compagnia aerea peruviana poi, Arcenio Cobba Balcazar, per tutti ‘Abuelito’ (il nonnino), e’ giunto in Italia nel 2000. Arrivo’ a Roma per abbracciare la figlia, i nipoti ed i pronipoti, quei ragazzotti che oggi sorridono accanto a lui nelle tante foto dei suoi ricordi, dalle affollatissime feste di compleanno, a quelle per la celebrazione della Repubblica peruviana in Italia. Nel 2006, anno del suo centenario, la comunita’ peruviana invio’ una lettera all’ufficio immigrazione della Questura di Roma chiedendo che venisse concesso il permesso di soggiorno ad Arcenio, da 6 anni ormai clandestino in Italia. ‘Lo convocammo nei nostri uffici – ricorda il dirigente dell’Ufficio Immigrazione della Questura, Maurizio Improta – ed avviammo tutti gli accertamenti, al termine dei quali decidemmo di rilasciargli un visto temporaneo’. Da allora ogni anno ‘Abuelito’ prese l’abitudine di inviare alla Questura una lettera per ringraziare la polizia e lo stato italiano e ricordando di essere ‘ancora in vita’. L’ultima missiva risale allo scorso anno quando chiese l’ennesimo appuntamento con l’ufficio immigrazione. ‘Con l’occasione – scrive Arcenio – vorrei manifestare la mia piu’ grande riconoscenza e gratitudine a chi ha permesso di regolarizzare la mia presenza’. Non poco e’ stato il suo stupore quando lo scorso luglio si vide recapitare un telegramma della Presidenza della Repubblica, nel quale Napolitano, per voce del suo segretario generale, gli faceva gli auguri ‘per la lunga ed operosa esistenza’ nei 106 anni di vita. Nella sua casa alla periferia di Roma conserva quella lettera con estrema cura, la stessa che riserva alla targa ricordo donatagli dal Comune di Roma. ‘L’Italia mi fa sentire a casa, qui sono stato accolto da una vera famiglia – racconta con gli occhi lucidi -. Il mio sogno piu’ grande ora e’ viaggiare, mi piacerebbe tanto andare a Fatima e Lourdes’.
Il passare del tempo non sembra scalfire la tempra di nonno Arcenio, vissuto per quasi un secolo a 2.700 metri, nella sua casa sull’altipiano peruviano. Ora, tra figli, nipoti e pronipoti, conta 60 discendenti. E’ il primo ad alzarsi durante le feste di compleanno per chiedere la mano di qualche bella signora ed aprire le danze sulle note della Marinera, danza tipica del suo Paese. Ha anche un suo profilo su Facebook, complice la nipote: 218 amici, centinaia di foto e tanti ‘mi piace’ per la Roma, la squadra del cuore sua e della sua famiglia. ‘Un giorno mi piacerebbe stringere la mano a Totti’, dice. Partecipa attivamente ad incontri e tavole rotonde sull’integrazione e la convivenza tra popoli e nel tempo libero si diverte con i cruciverba. ‘Ogni sera mentre recita il rosario – racconta la figlia – ringrazia l’Italia per l’opportunita’ che gli ha concesso’. E chissa’ che un giorno non ci sia la possibilita’ di conferirgli, oltre al permesso di soggiorno, anche la cittadinanza. ‘In fondo ormai mi sento italiano’, dice mostrando la targa del Campidoglio.
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