Dopo l’approvazione in Cdm del decreto sulla riforma della cittadinanza ius sanguinis, fortemente voluta dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, è maretta nel centrodestra.
Lega e Fratelli d’Italia non vedono di buon occhio la riforma, anche se i loro ministri hanno votato il decreto in Cdm.
Dunque si accendono gli animi tra Lega e Forza Italia sulla riforma della cittadinanza approvata dal Consiglio dei ministri. Mentre la Farnesina precisa che il ‘pacchetto cittadinanza’ non prevede modifiche sostanziali sul rilascio dei passaporti, è botta e risposta fra Lega e Forza Italia.
“L’idea di limitare ai discendenti italiani emigrati all’estero l’accesso alla cittadinanza lascia perplessi”, sottolinea il deputato leghista friulano, Graziano Pizzimenti. “Si parla – rimarca – di nostri nonni, bisnonni, che vengono da Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Piemonte, e delle loro origini tramandate nelle loro discendenze, anche se nate e cresciute all’estero.
Però, e questo stupisce ancora di più, si vorrebbe regalare la cittadinanza a giovani immigrati, spesso islamici. Affronteremo e modificheremo in Aula questa proposta”.
A parlare di “doverosi correttivi in Aula” è anche il deputato veneto del Carroccio, Dimitri Coin, secondo cui è “singolare che nel governo qualcuno abbia deciso di dare una stretta ai discendenti di chi è emigrato all’estero, in larga parte di origine veneta, lombarda, piemontese o friulana, e quindi di cultura cattolica, ma poi pensi di regalare la cittadinanza a giovani immigrati che spesso sono islamici. Incredibile ci si preoccupi più dei nostri bisnonni”.
Da Forza Italia, però, mette i puntini sulle ‘i’ il capogruppo alla Camera, Paolo Barelli. “Non ho letto le dichiarazioni” dei deputati leghisti sulla cittadinanza “che riterrei un po’ prive di senso, perché nessuno regala nulla a nessuno”, chiarisce. E poi aggiunge: “L’approvazione mi risulta” che sia arrivata “in Consiglio dei ministri all’unanimità” e “che tutti i presenti hanno ritenuto necessario intervenire, perché c’è anche un traffico di cittadinanze molto pericoloso. Poi ci sarà tempo anche per discutere questo in Parlamento”.
I correttivi sollecitati dalla Lega – prosegue Barelli – “ben vengano se sono doverosi, se sono utili a migliorare una questione. Però penso che la riforma va prima letta bene e studiata bene. E poi, ovviamente, nei passaggi parlamentari, quando si può migliorare, si migliora”.
A stretto giro, intanto, fonti del Carroccio si affrettano a chiarire che “alcuni esponenti della Lega di Veneto e Friuli Venezia Giulia si sono limitati a rispondere a delle domande suscitate dall’intervista di Elena Donazzan (FdI)”.
L’europarlamentare meloniana al ‘Corriere del Veneto’, tra l’altro, dice: “Bene che si voglia evitare percorsi poco chiari e situazioni al limite, di questo sono sempre stata convinta. Ma su base volontaria è importante riscoprire le radici, anche dei trisavoli. Io l’ho visto in Veneto, ho visto quarte, quinte generazioni avere amore per il proprio cognome, per il proprio Paese, ed è un peccato non permettere di ricostruirlo”.
Donazzan, quindi, sbotta: “Monetizzare sui nostri oriundi è sbagliato. Soprattutto se entrano, invadendoci, culture e identità diverse dalla nostra e siamo noi a pagare spese sanitarie, vitto, documenti. Credo sia un errore culturale del centrodestra, che invece dovrebbe favorire l’identità”.
Maurizio Lupi, leader di Noi moderati, dal canto suo, è “d’accordo con la Lega. Il testo, dalle prime notizie che abbiamo avuto, va assolutamente migliorato, va cambiato. Bisogna non avere un pregiudizio nei confronti delle nostre comunità all’estero”.
Per Paolo Emilio Russo, capogruppo di Forza Italia in commissione Affari costituzionali alla Camera dei deputati, “la riforma dello Ius sanguinis era necessaria per riparare a quella distorsione per cui anche chi non ha alcun più legame con l’Italia ha potuto finora ottenere la cittadianza e lo ha potuto fare talvolta – come accertato da numerose inchieste – ricorrendo a vere e proprie truffe.
La possibilità di presentare richiesta senza limiti ha ingolfato le strutture predisposte a gestire le domande provenienti dall’estero e ad effettuare le verifiche, saturando la situazione.
I numeri parlano chiaro: sono circa 190mila le cittadinanze italiane concesse nel 2023 ai discendenti di italiani che vivono all’estero e che spesso utilizzano il nostro passaporto per trasferirsi poi in Paesi europei dove si parla spagnolo.
Sono più del doppio di quelle concesse (77mila) a immigrati residenti in Italia, che qui tra l’altro pagano le tasse, e quasi quattro volte le 59mila concesse a figli minori di un genitore diventato italiano.
Questa sproporzione ha ingessato le regole, facendo sì che l’Italia, pur essendo il Paese europeo più accogliente e generoso in questo senso, non sia mai riuscita finora a semplificare e velocizzare il processo di concessione a coloro che hanno – a nostro avviso – uguale se non superiore titolo a ottenere la cittadinanza italiana, cioè i bambini nati o che stanno studiando in Italia, figli di immigrati regolari”.
“Limitare il diritto a richiedere la cittadinanza soltanto a chi all’estero mantiene legami col nostro Paese ed è davvero interessato a rimanerci è dunque una scelta di giustizia, oltre che di risparmio e di efficienza”, conclude Russo.
Cittadinanza: Lupi, d’accordo con Lega, testo va assolutamente cambiato
“Il testo, dalle prime notizie che abbiamo avuto, va assolutamente migliorato, va cambiato. Bisogna non avere un pregiudizio nei confronti delle nostre comunità all’estero. Bisogna fare una riflessione più complessiva, lo diciamo, sempre con moderazione a proposito di moderati, però in questo caso devo dire che siamo d’accordo anche con la Lega”. Così il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi, a margine del congresso di Azione a proposito del dl sulla cittadinanza approvato ieri in Cdm.
“Noi moderati rappresentiamo il più importante partito che rappresenta gli italiani all’estero, cioè Maie, e non siamo stati coinvolti nel testo. Ora ci sarà il passaggio parlamentare – ha ricordato – sono convinto che all’interno della maggioranza confrontandoci troveremo le soluzioni migliori perché il tema va affrontato, lo avevamo anche posto nelle nostre riunioni, con un metodo che ci è sempre appartenuto che è quello del confronto con innanzitutto coloro che rappresentano le nostre comunità e senza pregiudizi perché pensare che il problema della cittadinanza sia solo quello degli italiani all’estero, sia solo quello dei nonni o dei bisnonni forse non è il tema”.
CITTADINANZA: TIRELLI “DECRETO VA MODIFICATO, BENE LUPI”
“Ho apprezzato le parole di Maurizio Lupi che ha compreso la necessità di modificare in profondità il decreto legge sulla cittadinanza approvato ieri in tutta fretta dal Governo e subito pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Noi del Maie non abbandoneremo mai gli italiani che vivono nel mondo e siamo già pronti a presentare emendamenti al decreto per evitare che si perpreti una grave punizione per gli italiani all’estero che desiderano conservare e tramandare le loro origini e identità e affermare le loro tradizioni”. Lo dichiara il deputato di Noi moderati-Maie, Franco Tirelli, eletto in America Latina.
Cittadinanza: Borghese (Maie), dl approvato di soppiatto, ora modifiche
“Siamo molto sorpresi dalle modalità e dalla fretta, che solitamente si utilizzano in casi di calamità o di altre estreme urgenze, con cui il Governo ha approvato il decreto legge che stravolge la concessione della cittadinanza ai discendenti di italiani all’estero come prevista dalla legge del 1992. Sorprende che sia stato approvato di soppiatto senza alcuna interlocuzione e dopo poche ore firmato dal Capo dello Stato e pubblicato in Gazzetta ufficiale. Ed è singolare che sia stato proprio un ministro degli Esteri come Antonio Tajani, che ha svolto gran parte della sua attività politica fuori dall’Italia, ad aver scritto e proposto norme così punitive per gli italiani che vivono all’estero. Abbiamo nutrito sempre dubbi al riguardo ma con questo decreto Tajani ha gettato la maschera.
Già dalla prossima settimana proporremo in Parlamento, durante l’iter di conversione del decreto, profonde modifiche e qualora non fossero accolte, sin d’ora ci impegniamo a ricorrere in ogni sede non ultima la Corte Costituzionale per difendere i diritti degli italiani all’estero a favore dei quali da sempre è diretto lo sforzo del nostro Movimento politico. Siamo certi che la battaglia per correggere alcune norme inaccettabili del decreto possiamo vincerla e garantiamo il massimo impegno in questa direzione”. Lo dichiara il senatore Mario Borghese, vicepresidente del Maie, eletto in America Latina.