La giornalista e scrittrice Flavia Amabile dalle colonne de La Stampa parla di “paradosso” degli oriundi, inserendosi nel dibattito sulle regole per la cittadinanza.
“L’onda dei richiedenti cittadinanza per ricostruzione genealogica è un fenomeno che è da tempo all’attenzione del ministero degli Esteri che un anno fa lanciò anche un allarme” scrive.
“Sono circa 30 milioni gli italiani che hanno lasciato l’Italia dall’800 e si stima che siano 60 milioni i loro discendenti, una parte dei quali intraprende il percorso opposto dei loro antenati e chiede la cittadinanza italiana.
Come emerge dagli ultimi dati Istat sugli italiani residenti all’estero nel 2022 si registrano 85 mila acquisizioni di cittadinanza italiana (la stima comprende, oltre alle acquisizioni per matrimonio e per trasmissione al minore convivente, circa 13% e 38% rispettivamente, ma soprattutto i riconoscimenti della cittadinanza Italiana iure sanguinis, 49%).
Le acquisizioni sono molto numerose nei Paesi dell’America centro-meridionale (circa 65 mila; 34,1 per mille dei residenti), in particolare in Brasile (oltre 27mila; 49,7 per mille) e Argentina (circa 26 mila, 28,2 per mille), soprattutto per effetto dei riconoscimenti iure sanguinis.
I consolati dove il fenomeno è più diffuso sono Buenos Aires (oltre 13 mila acquisizioni; 41,7 per mille residenti) e San Paolo (quasi 10 mila; 40,7 per mille) che, nell’insieme, raggruppano il 27,1% del totale delle acquisizioni. Sono molte di meno invece nei Paesi europei (circa 12 mila, 3,8 per mille residenti).
La conseguenza? Ci sono regioni italiane inondate di richieste di cittadinanza da parte di persone che vantano antenati italiani. Accade in Veneto dove l’Anci un anno fa denunciava le difficoltà da parte degli uffici amministrativi di gestire la mole di pratiche ma anche il fatto che ‘non appena ottenuta la cittadinanza si allontanano dal Comune di residenza godendo dei vantaggi che conferisce la cittadinanza italiana, lasciando agli uffici anche l’incombenza dei procedimenti successivi'”.