Pur rispettandone l’autorità, non sono d’accordo con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in merito a quanto da egli esposto riguardo alla cittadinanza da dare agli immigrati. Il presidente della Repubblica, infatti, ha affermato di essere favorevole al riconoscimento della cittadinanza ai figli degli immigrati. In primo luogo, c’è già una normativa che tratta la materia e, a mio modesto parere, va bene così com’è. Tra l’altro, vi sono Paesi in cui la normativa è assai più restrittiva della nostra. Cito, ad esempio, la Repubblica di San Marino. Inoltre, essere cittadino di un Paese non significa solo avere il diritto di voto in esso o conoscere la lingua del suo popolo. Ad esempio, anche un inglese che viene qui in Italia per lavoro può conoscere la nostra lingua ma ciò non fa di lui un cittadino italiano. Essere cittadino di un Paese significa avere anche la cultura ben radicata dentro di sé.
Mi risulta che molti immigrati e loro discendenti non conoscano molto la storia e la cultura del nostro Paese. In secondo luogo, bisogna pensare anche ai nostri connazionali che risiedono all’estero. Forse non si sa che molti dei nostri connazionali residenti all’estero e loro discendenti rischiano di perdere la cittadinanza del nostro Paese, se non l’hanno già persa. Perché nessuno pensa a loro?
Bisogna tenere conto del fatto che anche gli italiani all’estero portano ricchezza al nostro Paese. Io credo si debba riflettere su questo. Se io fossi un parlamentare e se mi presentassero un provvedimento con cui si modifica l’acquiszione della cittadinanza italiana, io voterei contro. E poi credo che ci siano anche dei provvedimenti più urgenti, come le misure anti-crisi.
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