Spesso chi richiede la cittadinanza attraverso lo ius sanguinis lo fa solo perché vuole il passaporto, non tanto perché si sente italiano. Questo è il succo delle dichiarazioni che il ministro degli Esteri e segretario di Forza Italia Antonio Tajani ha rilasciato a RTL 102.5; un fenomeno che, secondo il vicepremier, avviene soprattutto in Sud America.
Ecco che ItaliaChiamaItalia ha voluto raggiungere telefonicamente quella persona che, a nostro modo di vedere, rappresenta più di ogni altra il ponte immaginario tra Italia e America Latina, ovvero Ricardo Merlo, presidente MAIE ed ex Sottosegretario agli Esteri, che ci risponde dalla sua Buenos Aires.
Presidente Merlo, ha letto le dichiarazioni del ministro Tajani sullo ius sanguinis? Che pensa?
Ho trovato le parole del ministro quanto meno inopportune e politicamente sbagliate. Soprattutto perché contrapponendo la problematica degli italiani all’estero a quella degli immigrati non fa altro che mettersi in un terreno fangoso. Così gli alleati si mettono contro qualsiasi iniziativa al riguardo. Anche noi, che peraltro facciamo parte della Maggioranza, siamo assolutamente contrari.
Quale sarebbe il ragionamento MAIE?
Noi rappresentiamo tanti emigrati e discendenti di italiani all’estero, che hanno diritto alla cittadinanza – lo dice la nostra Costituzione – e che, al contrario di quanto affermato da Tajani, si sentono italiani.
Dunque non è vero che all’estero, soprattutto in America Latina, chi chiede la cittadinanza lo fa solo per ottenere il passaporto italiano e in questo modo viaggiare più liberamente?
Non è possibile generalizzare in questo modo. Tanti discendenti di italiani si sentono italiani a tutti gli effetti. Crescono sentendo parlare la lingua italiana, se non il dialetto della propria regione di origine. Mangiano italiano, alcuni studiano in scuole italiane, hanno con l’Italia un rapporto di sangue, un cordone ombelicale che li lega al Paese degli avi. E poi sono cattolici, con principi e valori cattolici. I discendenti dei nostri emigrati l’Italia ce l’hanno nel Dna.
Seguendo il ragionamento del ministro potremmo arrivare a conclusioni sbagliate, come per esempio che gli immigrati vogliono la cittadinanza in maniera strumentale, per poter lavorare in Italia, per godere di tutti i benefici dello Stato Sociale e addirittura per poter mandare soldi al loro paese d’origine. Sono dibattiti che, per arrivare a soluzioni concrete, devono essere trattati separatamente.
Cos’ha che non va lo ius soli? O lo ius scholae?
Non è questo il tema. Come MAIE noi siamo pronti a discutere di tutto in Parlamento. Qui il tema è una visione sbagliata da parte di chi fa parte delle nostre istituzioni e guida un ministero così importante come quello degli Esteri, che si occupa anche di italiani nel mondo e di tutto ciò che ha a che vedere con l’emigrazione. Quando i discendenti degli italiani all’estero fanno eterne file presso il proprio Consolato di riferimento per iniziare un percorso per l’ottenimento della cittadinanza, stanno dimostrando di voler fortemente raggiungere quel traguardo.
Dunque?
Come MAIE sul tema della cittadinanza abbiamo da sempre la stessa posizione: disponibili al dialogo e al confronto su qualunque soluzione, ma prima di parlare di cittadinanza agli immigrati parliamo solo di italiani all’estero e della cittadinanza che a tanti discendenti spetta di diritto. Per il MAIE chi ha sangue italiano è italiano.
Tajani ha anche detto che molti in Sud America si rifiutano di parlare italiano…
Anche questa affermazione del ministro mi ha meravigliato, non certo in positivo. In tutto il mondo esistono scuole italiane che sono nate grazie al sudore, al lavoro e all’impegno della collettività, non certo a finanziamenti da parte dell’Italia. Per mantenere viva la propria cultura, le comunità italiane si sono organizzate. Servirebbero invece molti più fondi da destinare alla promozione della cultura italiana e all’insegnamento della lingua italiana all’estero. Mario Borghese, senatore MAIE, sta portando avanti un’importante iniziativa per coordinare e unire le scuole paritarie all’estero. Forse il ministro Tajani, tra i suoi tanti impegni, potrebbe collaborare anche in questo.