Cittadinanza italiana e italiani all’estero, il tema torna ad essere protagonista. ItaliaChiamaItalia ha raggiunto telefonicamente il Sen. Ricardo Merlo, Sottosegretario agli Esteri con delega agli italiani nel mondo e presidente del Movimento Associativo Italiani all’Estero, per raccogliere la sua opinione in proposito.
Sen. Ricardo Merlo, ha visto? Si torna a parlare di cittadinanza italiana. Per quanto riguarda gli italiani all’estero e i loro discendenti, c’è chi vorrebbe porre un limite allo ius sanguinis perché, viene spiegato, la situazione, così com’è adesso, è “insostenibile”. Lei che ne pensa?
Penso che sia un errore madornale e chi propone di limitare il ‘diritto di sangue’ lo fa perché evidentemente non conosce la realtà dei fatti. Tagliare le generazioni dello ius sanguinis significa arrecare un danno incalcolabile, economico e culturale, al Paese. Il riconoscimento dello ius sanguinis non solo è sostenibile, al contrario di quanto afferma qualcuno, ma genera ingenti profitti per l’economia italiana.
La sua posizione è netta, a parole. Ma se una modifica della cittadinanza in questo senso dovesse arrivare in Parlamento, lei come si comporterà? Con il MAIE voi fate pur sempre parte di questa maggioranza di governo…
Senza dubbio, se in Parlamento dovesse arrivare una proposta contraria al principio dello ius sanguinis, noi come MAIE voteremo contro, senza se e senza ma, indipendentemente dalle conseguenze politiche. Per noi lo ius sanguinis è un principio che è dentro il nostro programma, il nostro statuto, fa parte dei nostri valori. Di più: lo ius sanguinis fa parte del Dna del MAIE.
Uscirebbe di fatto da questo governo?
Lo ribadisco: voteremo senza dubbio contro qualsiasi provvedimento che annulli il principio dello ius sanguinis. Potremmo essere aperti, e uso il condizionale, soltanto a una riforma alla Salvini, per così dire.
In che senso, che c’entra ora il leader della Lega? Si spieghi meglio…
Matteo Salvini, da vicepremier e ministro dell’Interno, ha inserito, per ciò che riguarda la cittadinanza italiana per matrimonio, il requisito di dover conoscere la lingua italiana. Se parli e scrivi correttamente la nostra lingua, e per dimostrarlo devi presentare il famoso certificato B1, puoi ottenere la cittadinanza. Altrimenti no. Così rafforzeremmo lo ius sanguinis. Ecco, si potrebbe pensare alla stessa formula, ma solo a partire dalla terza generazione, dai pronipoti. Naturalmente, per quanto riguarda figli e nipoti il diritto alla cittadinanza ius sanguinis sarebbe automatico.
E della cittadinanza agli immigrati in Italia invece cosa pensa? La sinistra, anche in epoca di coronavirus, quando i temi da affrontare sarebbero ben altri, è tornata a puntare su questo suo cavallo di battaglia…
No alla cittadinanza facile agli immigrati, questo lo voglio sottolineare. La cittadinanza italiana è qualcosa di assai prezioso, non può essere un regalo, semmai una conquista. Altra cosa sarebbe pensare a una sorta di ius culturae, dunque la cittadinanza data a quei figli di immigrati regolarmente residenti in Italia da un minimo di anni e che abbiano portato a termine, per esempio, un percorso scolastico completo. Ma andrebbe studiata molto bene, perché sappiamo quanto gli italiani siano fieri della propria identità e quanto siano stanchi, invece, di sentirsi, purtroppo troppo spesso, stranieri nel proprio stesso Paese.
Che intende dire?
Che l’immigrazione regolare può rappresentare una risorsa per l’Italia, ma quella irregolare va controllata nel modo giusto, va governata in maniera seria. Basta con gli sbarchi di centinaia di clandestini extracomunitari sulle nostre coste. Anche il premier Conte ha sottolineato che l’Italia non ha alcuna intenzione di consentire continui ingressi di immigrati in maniera incontrollata. Chi arriva senza regolare permesso va rimandato a casa.
Su questo, ancora una volta, la pensa un po’ come il leader del Carroccio a quanto pare…
Non è questione di destra o sinistra, ma di buon senso.
Come va lo sviluppo del MAIE a livello mondiale?
Continuiamo a crescere, ovunque. In Sud America, dove siamo protagonisti da tempo, da anni il partito più votato in assoluto, ci stiamo rafforzando ulteriormente. Nel Nord e Centro America puntiamo ad aumentare i consensi ottenuti alle ultime Politiche, quando per la prima volta ci siamo presentati con il nostro simbolo e una propria lista. In Europa stiamo lavorando alacremente, senza sosta, per riqualificare il Movimento con l’ingresso di nuove figure, nuovi coordinatori, uomini e donne con una propria esperienza professionale alle spalle, tra cui liberi professionisti affermati all’interno delle rispettive comunità italiane e importanti imprenditori che hanno già dimostrato, nel loro percorso imprenditoriale, le proprie capacità e ora sono disposti a metterle a servizio del MAIE.
Le prossime sfide?
La sfida elettorale più vicina, in ordine di tempo, è quella delle elezioni Comites. Nella primavera del 2021 si andrà a votare. Come membro del governo ho già chiesto che vengano inseriti nella legge di bilancio i fondi per organizzare le elezioni dei Comitati degli italiani all’estero. Puntiamo, come MAIE, a presentare le nostre liste nelle Americhe e in Europa, ma non solo. Vogliamo essere ancora più presenti nei Comites, che secondo noi sono organismi di rappresentanza degli italiani all’estero fondamentali, perché sono sul territorio, vicinissimi ai nostri connazionali. Poi ci sarà la sfida del CGIE: vogliamo aumentare la nostra presenza all’interno del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero e sono convinto che ci riusciremo, portando dal Nord America e dall’Europa nuove forze e nuove energie che all’interno del CGIE sapranno fare la differenza, a tutto vantaggio delle nostre collettività all’estero. Naturalmente pensiamo anche alle prossime elezioni politiche, ma parlarne è prematuro, perché sono convinto che questa legislatura durerà fino alla sua scadenza naturale.
A sentirla parlare sembra tutto molto semplice…
Non lo è affatto, invece. Per portare a casa i risultati ci sarà da lavorare moltissimo. Noi abbiamo già cominciato a farlo.